riforma della giustizia
Giustizia, Nordio cambia passo: basta con la politica che si inchina alla magistratura
Carlo Nordio va avanti a testa bassa, rivendicando la bontà del proprio lavoro e della riforma della Giustizia. Il titolare del ministero dei via Arenula è stato intervistato da Libero dopo le aspre polemiche degli ultimi giorni, con uno scontro a fuoco tra magistratura e governo: “Nessuno vuole impedire alla magistratura di commentare le leggi sotto il profilo tecnico. La colpa della politica è stata quella di aderire o meglio inchinarsi alla magistratura senza dire ‘Noi ascoltiamo le vostre opinioni ma alla fine decidiamo noi e solo noi perché abbiamo un mandato che secondo la Costituzione deriva dal popoli’”.
In merito ai casi Santanchè, Delmastro e La Russa, Nordio spiega che “sono fatti tra loro indipendenti e mi rifiuto di pensare a dei magistrati che vogliono interferire nell’azione governativa attraverso azioni giudiziarie. Non si può però negare che ogni volta che si sia provato a fare una riforma della giustizia è sempre stata bloccata con interventi giudiziari. La colpa di non aver mai condotto a termine una riforma profonda dell’ordinamento giudiziario non deriva da una serie di attacchi della magistratura che possono essere di ordine tecnico, o di ordine politico. La colpa - sentenzia il Guardasigilli - è della politica che ha rinunciato al suo ruolo preminente e che si è chinata davanti alle critiche della magistratura”.
Nordio respinge pure le accuse dell’Anm al presidente del Consiglio Giorgia Meloni di voler delegittimare la magistratura: “Non mi pare che il presidente del Consiglio abbia pronunciato una sola parola contro la magistratura. Queste reazioni di voler delegittimare i magistrati quando si criticano alcune loro iniziative è quasi una reazione automatica da parte dell’Associazione. Lo hanno fatto anche con me un mese fa. Al che io ho risposto che se i magistrati si arrabbiano quando noi critichiamo il loro operato - evidenzia Nordio - allora anche i politici hanno ragione di arrabbiarsi quando vengono inquisiti dai magistrati”. “Nel mio mondo ideale i magistrati non dovrebbero criticare le leggi e i politici non dovrebbero criticare le sentenze. Una settimana fa ho incontrato i rappresentanti dell’Anm e Santalucia al ministero. Abbiamo cercato di individuare i punti che ci uniscono che di più di quelli che ci dividono. A noi - chiosa il ministro - interessa essenzialmente una giustizia efficiente, rapida ed equa”.