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Firenze, figura barbina della sinistra: chi c'è dietro allo "sfregio fascista"

Christian Campigli
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Una svista Potente. Un'ossessione. Profonda, che annebbia la vista e condiziona la capacità di giudizio. Una sorta di strabismo che, a volte, porta a situazioni grottesche. Come quella occorsa a Firenze ieri. Poco prima di pranzo, giunge in città una notizia che crea infinite polemiche. Durante la notte, la targa dedicata ad Aligi Barducci è stata vandalizzata e distrutta. Morto durante la liberazione di Firenze, Barducci era il partigiano col nome di battaglia "Potente", insignito della medaglia d'oro al valor militare. In pochi attimi, pur senza mezza conferma, i progressisti sparano a zero: "sono stati i fascisti". Lungo l'elenco degli interventi. Si va dal sindaco Dario Nardella, che, con doverosa prudenza, si è sbilanciato solo in un laconico "chi è stato si vergogni", ad un più ardito Mirco Rufilli, presidente della Commissione Toponomastica. "Non ho parole  per esprimere il dolore che provo per questo atto vandalico commesso da persone ignoranti e vigliacche".

I più espliciti e fermi nella condanna sono stati l'assessore alla cultura della memoria e della legalità Maria Federica Giuliani ("I richiami al Ventennio manifestati da una certa politica incoraggiano i gruppi neofascisti") e il capogruppo del Pd a Palazzo Vecchio, Nicola Armentano. "È mancanza di rispetto verso una storia, la nostra storia, e verso valori che fanno parte del nostro dna e che non permetteremo a nessuno di scalfire e mettere in discussione. Atti come questo destano allarme ma noi dal canto nostro non arretreremo di un centimetro nel tentare di arginarli, difendendo la storia e la memoria di chi ha lottato per la libertà e la democrazia".

Fiumi di parole, direbbero i mai dimenticati Jalisse. Poi, inesorabile, arriva la realtà. Semplice, a volte banale. Nessun atto vandalico. Solo un camion che ha preso male le misure e ha urtato la targa, senza segnalare l'accaduto. Ma il destino è burlesco e derisorio. Il mezzo a quattro ruote appartiene, ironia della sorte, ad una ditta incaricata dalla Fiom di  smontare tavolini e palco per la festa,  appena conclusa, del sindacato. "Ma quale fascismo, si è trattato di un furgone - ha ricordato il capogruppo a Palazzo Vecchio, Alessandro Draghi - A volte sarebbe utile contare fino a dieci, prima di aprire la bocca e parlare". Insomma, un comune errore di manovra, un piccolo incidente (stradale) trasformato in un gigantesco incidente (istituzionale). Ah, questi fascisti.

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