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MAXXI, il presidente Giuli chiede scusa ai dipendenti. Cosa dice sul caso Sgarbi

Francesco Forgione
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Il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, ospite, insieme a Morgan, al Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma ha scatenato le polemiche a causa del turpiloquio e le frasi infelici pronunciate dal noto critico d’arte. Mentre sedeva sul palco insieme a Morgan, Sgarbi ha creando imbarazzo negli ospiti e nei dipendenti del museo. L’episodio è diventato virale e ha irritato moltissime figure politiche oltre che il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che ha condannato fermamente l’accaduto e ha detto: “Ho scritto una lettera ad presidente del Museo nazionale delle arti del XXI secolo Giuli per avere chiarimenti anche se lo conosco e penso che anche lui sia categoricamente distante da forme di sessismo e volgarità”.

 

 

 

La risposta del presidente del MAXXI non si è fatta attendere. Intervistato dal Tg1, Alessandro Giuli ha dichiarato: “Non ho alcuna difficoltà a dirmi rammaricato e a chiedere scusa anche alle dipendenti e ai dipendenti del MAXXI con i quali fin dall’inizio ho condiviso questo disagio. Quindi sono scuse che il MAXXI fa a se stesso innanzitutto e a tutte le persone che si sono legittimamente sentite offese da una serata che nei presupposti doveva andare su un altro binario”. Le scuse di Giuli sono proseguite con altre dichiarazioni: “Tutto nasceva con presupposti diversi, doveva essere una libera e mite conversazione tra un artista e un sottosegretario. Durante la circostanza, la discussione ha preso una piega diversa di fronte alla quale io, per quanto possibile, ho cercato di contenere gli esiti di quel possibile disagio che poi ne è nato". Il presidente del MAXXI Alessandro Giuli, conclude il suo intervento al Tg1 rispondendo ai chiarimenti chiesti dal Ministro Sangiuliano sulle offensive frasi di Vittorio Sgarbi: “In questo momento io mi sento di sottoscrivere completamente e convintamente le osservazioni del ministro Sangiuliano. E cioè: il turpiloquio e il sessismo non possono avere diritto di cittadinanza nel discorso pubblico e in particolare nei luoghi della cultura”.

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