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Fratelli d'Italia, Trancassini: “Rendere più veloci le adozioni è un gesto di civiltà”

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«Nell’immaginario collettivo adottare un figlio in Italia è un’impresa titanica. E non a caso, perché oggi l’eccessiva burocrazia del nostro Paese è la principale causa del calo delle adozioni, allontanando e, nei casi peggiori, scoraggiando definitivamente coloro che vi vogliono ricorrere. Per questo crediamo sia giunto il momento di semplificare le procedure e dare finalmente a centinaia di bambini una nuova famiglia in tempi e modi ragionevoli».
«Un gesto di civiltà», quello che mira a snellire e velocizzare le procedure di adozione, che ha iniziato a prendere finalmente forma grazie alla proposta di legge recentemente depositata da Paolo Trancassini, deputato di Fratelli d'Italia.

Onorevole Trancassini, secondo gli ultimi dati in Italia si adotta sempre di meno. Quanto ha influito il nostro complicatissimo iter burocratico nel calo delle adozioni?
«Moltissimo. Quando si parla di adozione bisogna partire da un presupposto: adottare un bambino, in Italia, è molto, troppo complicato.
Da qui abbiamo preso le mosse per progettare una seria riforma dell’istituto, attraverso una proposta di legge che metta al primo posto la tutela del minore, senza però dimenticare le esigenze di chi vuole adottare».

 



Quali sono gli strumenti principali previsti dalla vostra proposta?
«Uno dei modi più efficaci che abbiamo individuato per favorire le pratiche di adozione è quello di accorciarne i tempi. Ecco perché la nostra pdl prevede, tra le altre cose, una riduzione dei tempi burocratici per le sentenze e i ricorsi, nonché per i provvedimenti di adottabilità del minore e per la dichiarazione di adozione da parte delle coppie. Allo stesso tempo, puntiamo anche ad accorciare le tempistiche per le indagini disposte dal tribunale nei confronti degli adottanti (portandole da 120 a 90 giorni) e a ridurre la forbice di età tra genitori e minori, innalzandola a 50 annidi differenza, a fronte degli attuali 45».

Alla luce di tutte queste difficoltà, ha senso secondo lei parlare, per esempio, di adozioni per single o coppie omogenitoriali se prima non sono state risolte le criticità di base che ostacolano le procedure?
«Spesso si fanno battaglie politiche in favore delle adozioni per questo o quell’altro soggetto partendo però da un presupposto sbagliato: quello cioè per cui in Italia adottare sia una cosa semplice. Quando, invece, la realtà dice l’esatto contrario. Per questo l’obiettivo prioritario, oggi, non dove essere quello di ampliare la platea, quanto piuttosto quello di rendere più semplice, per tutti, le procedure. Solo una volta raggiunto questo scopo si potrà parlare di tutto il resto. Sempre, è bene ribadirlo, mettendo al primo posto la tutela e l’interesse del minore».

 

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