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Corteo Cgil a Roma, la sinistra è aggrappata a Maurizio Landini

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Claudio Querques
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Il primo indizio furono le magliette della Fiom indossate da Elly a Bologna come una seconda pelle. Il sospetto che la furia creativa mostrata durante le primarie dalla neo-segretaria stesse confluendo nel solito vecchio filone sindacale. Una coazione a ripetere uno scenario ormai primitivo: la segretaria militante, schierata da una parte sola. Con una variante: anziché il sindacato cinghia di trasmissione del partito, il partito cinghia di trasmissione del sindacato.

È l’accusa più frequente che viene mossa alla Schlein dai suoi stessi compagni di partito, in particolare dalla cosiddetta area riformista. Anche nell’ultima direzione nazionale. Un Pd subalterno, movimentista e codino che avrebbe in Maurizio Landini il suo vero punto di riferimento. Il Nazareno e la Cgil nella stessa bolla. Un sindacato matrioska con dentro il partito. Sarà un caso ma ancora una volta la Schlein ha scelto la piazza. Due settimane fa la sfilata del Roma pride, oggi la manifestazione con il sindacato di Corso Italia e una rete di associazioni laiche contro i tagli alla sanità e la precarietà. Il tempo di salire sul palco e già si pensa ad un altro corteo «per un fisco più equo».

Che nel partito Democratico vi siano posizioni anche molto diverse da quelle di Landini è un dato di fatto. Basti pensare alla guerra in Ucraina, al termovalorizzatore romano o ad altri temi etici che esulerebbero dalla sfera per così dire strettamente sindacale. Per la Schlein, assorbita dall’onda di risacca, poco importa. Gli iscritti al Pd avevano scelto Stefano Bonaccini anche per questo. Ma lei non si rivolge a loro, si rivolge alle 90 associazioni che hanno aderito alla manifestazione di oggi. Un corpo estraneo, una leader tesserata per necessità, per potersi candidare come chiede lo statuto. La certificazione che il Pd almeno come era stato pensato dai fondatori, il partito a vocazione maggioritaria che doveva tenere insieme le varie anime del centrosinistra e del sindacato, è un progetto ormai fallito.

Se si dovesse sintetizzare tutto questo in una vignetta penseremmo ad una grande calamita che attira Elly allontanando – fatalmente – sia lei che la Cgil dalle altre due sigle. Una calamita che attira tutto quello che si muove a sinistra. Perché anche Giuseppe Conte e i Cinque Stelle oggi saranno alla manifestazione del sindacato «rosso». Insomma un Landini che diventa sempre più un «faro», che detta tempi e modi del contrasto al centrodestra. Senza neppure fare troppa fatica visto che a ogni protesta della Cgil a sinistra si accodano sempre.

Ma succede anche che mentre Elly, Maurizio e Giuseppi vanno a braccetto e scendono in piazza, il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, commentando la riunione dell’altro giorno con il ministro della Salute Orazio Schillaci, consideri l’incontro «importante e positivo, apprezzabile sia sotto il profilo della ripresa del dialogo sociale, sia nel merito delle priorità da affrontare nella sanità». Se ci si siede intorno ad una tavolo poi non si manifesta contro, è la linea dei sindacalisti Cisl, una scuola di estrazione cattolica. Che chiedono, come i loro colleghi della Uil «l’abbattimento delle liste di attesa, il consolidamento dei servizi domiciliari e socio-sanitari rivolti ai cittadini, e in particolare agli anziani e alle fasce fragili, sblocco delle assunzioni, stabilizzazione dei precari, più fondi per la sanità». Il ministro Schillaci da parte sua si è impegnato a dare continuità a questo cammino, preannunciando una nuova convocazione a luglio del tavolo. La trattativa va avanti. Qualcuno avvisi Schlein e Conte. E magari anche Landini.

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