Mosse perdenti

Pd, la lunga stagione delle piazze di Schlein non porta consensi

Edoardo Romagnoli

Una segretaria presenzialista delle piazze ma sempre a rimorchio. È questo il giudizio su Elly Schlein che serpeggia fra molti dem. In effetti guardando alle numerose manifestazioni a cui ha partecipato la segretaria emerge sempre una certa subalternità. Schlein non organizza quasi mai le manifestazioni limitandosi a partecipare. A partire dal 4 marzo quando Cgil, Cisl e Uil organizzarono un corteo «a difesa della scuola» dopo il pestaggio degli studenti davanti al liceo classico Michelangiolo. Quella volta funzionò e allora perché non replicare? Detto fatto, il 18 marzo a Milano la segretaria si presenta alla manifestazione organizzata da Arcigay, Famiglie arcobaleno e Sentinelli contro la decisione del Viminale di fermare le registrazioni all’anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali da parte del sindaco Beppe Sala. E così antifascismo e famiglie arcobaleno sono state coperte e anche se poi questo «appoggio» non si è tradotto in iniziative parlamentari poco importa; ormai è noto che in politica, come in tanti altri ambiti, vale più la comunicazione che il contenuto. Il 3 aprile arriva il giorno dell’udienza dei quattro agenti della National Security egiziana accusati del sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni. Schlein? Presente. Per il 25 aprile sceglie di nuovo Milano. Poi il 1° maggio va a Portella della Ginestra alla manifestazione organizzata dalla Cgil. Il 10 giugno c’è il pride a Roma un’occasione troppo ghiotta per non esserci. Massimo risultato, non sempre, col minimo sforzo. Una settimana dopo, il 17 giugno, Conte scende in piazza a Roma per manifestare contro il Dl Lavoro. Per non perdere il treno Schlein si presenta e abbraccia anche Conte.

 

  

 

 

Stavolta però la strategia non paga. La manifestazione dei grillini viene travolta dalle critiche per le parole di Moni Ovadia contro la Nato e quelle di Grillo sulle «brigate di cittadinanza» e, inevitabilmente, anche il Pd ne subisce le conseguenze. Le tensioni esplodono nella direzione di lunedì 19. Guerini, Bonaccini e Orfini non hanno apprezzato e lo dicono senza troppi giri di parole. «La prima che deve dare una mano a se stessa e al Pd è la segretaria - dice Orfini - con una gestione più collegiale e dando più impulso all’iniziativa del partito». Come a dire: puoi pure andare in piazza, anche quelle che non organizziamo noi, magari però avvertici. Lei risponde alle critiche presentando un programma di riscatto in 7 punti: dal Pnrr all’autonomia differenziata contro il progetto di Calderoli, dalla questione della sanità pubblica al clima, dal lavoro alla casa, fino alle politiche industriali. E per non perdere l’allenamento lancia un’«estate militante» da passare in piazza.

 

 

Il programma è già fitto. Già oggi a Termoli si troverà di nuovo con Conte in vista della campagna elettorale per le regionali del 25 e 26 giugno. Poi il 24 giugno a Roma manifestazione in difesa del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro e per la difesa e il rilancio del servizio sanitario nazionale. Poi a luglio, il 14-15, a Napoli contro l’autonomia differenziata su cui sta lavorando il ministro Calderoli. Altro tema è la riforma della giustizia su cui Schlein, ieri, è intervenuta dichiarando: «È sbagliato fare una riforma della giustizia sull’onda emotiva della morte di Berlusconi, peraltro non mi sembra che sia un tema su cui seguire l’esempio di Berlusconi». In attesa che qualcuno indichi una piazza per manifestare contro la riforma. La vera sfida per Schlein l’ha individuata il sondaggista Antonio Noto: «Nel Pd alberga un elettorato moderato e un elettorato più di sinistra. Se Schlein sarà capace di tenere uniti i due elettorati, il Pd può anche arrivare sopra il 25%» alle Europee. «Se invece si continua a produrre questa conflittualità che si sta registrando nelle ultime settimane, alla fine - ha aggiunto - potrà anche diminuire il consenso». Insomma parafrasando una dichiarazione della segretaria: mettetevi comodi sono qui per scendere in piazza, ancora un altro po’.