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Giorgia Meloni, missione francese per Expo 2030, Tav e migranti

Alessio Buzzelli

Giorgia Meloni domani volerà a Parigi, ufficialmente per sostenere la candidatura di Roma all’Expo 2030 nel corso 172esima Assemblea Generale del Bureau International des Expositions (BIE). Ma, oltre a questo, il motivo del viaggio della Presidente del Consiglio potrebbe essere anche un altro: organizzare un incontro con il Presidente francese Emmanuel Macron, con il quale, dopo il grande gelo dei mesi scorsi calato tra i due Paesi sul dossier migranti, sembra giunto il momento di ricucire definitivamente i rapporti. E anche se per ora questa resta, per quanto concreta, solo una possibilità – né Palazzo Chigi, né l’Eliseo hanno infatti ufficializzato l’incontro -, il viaggio della Premier italiana sarebbe l’occasione perfetta per organizzare il tanto atteso bilaterale tra i due Presidenti, specie ora che i dissidi tra Roma e Parigi sembrano per lo più superati, soprattutto grazie al faccia a faccia avvenuto meno di un mese fa a margine dell’ultimo G7 di Hiroshima tra Meloni e Macron, durante il quale sono stati mossi i primi passi di riavvicinamento.

 

  

Anche perché i dossier di cui discutere non mancano di certo: dalla gestione dei migranti fino alla Tav Torino-Lione, passando per Expo 2030 e la ridefinizione del patto di stabilità, sono tanti i temi caldi che oggi si incrociano sull’asse Roma-Parigi, la cui risoluzione dipende in gran parte dal dialogo tra i due Paesi. Due Paesi che non possono evidentemente permettersi di essere in cattivi rapporti e i cui destini sono inestricabilmente legati da sempre, e oggi più di ieri. Tanto più che un mancato incontro tra i due leader rischierebbe evidentemente di aprire un altro caso politico di dimensioni non indifferenti e, con un disgelo tutto ancora da consolidare, dagli esiti imprevedibili.
Alla luce di tutto questo, dunque, la visita di Giorgia Meloni nella Capitale francese – la prima da quando è Presidente del Consiglio – non può non rivestire un forte significato strategico, a partire proprio dal dossier migranti, il casus belli che ha portato nei mesi scorsi alla crisi diplomatica con Parigi, soprattutto ora che, con l’arrivo dell’estate, la situazione nel Mediterraneo potrebbe, come già accaduto molte altre volte, precipitare.

Sul tema l’appoggio francese sarà determinante per l’accoglimento o meno delle istanze italiane da parte dell’Unione Europea, finora dimostratasi fredda, quando non direttamente indifferente, rispetto alle richieste dell'Italia. L’obiettivo della Meloni, con ogni probabilità, sarà quello di riportare al centro del prossimo Consiglio Europeo, in programma il 29 e il 30 giugno, proprio la questione migranti, anche alla luce del «caso Tunisia» e della missione a sorpresa di domenica scorsa con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il primo ministro olandese Mark Rutte. In questo senso l’appoggio francese potrebbe rivelarsi determinante, così come lo sarebbe, in altro senso, una eventuale postura ostile da parte dell’Eliseo che lascerebbe l’Italia sostanzialmente isolata nella trattativa.
La stessa candidatura di Roma a ospitare l’Expo 2030, al di là dei suoi risvolti pratici, riveste per l’Italia e l’Europa un importante significato geopolitico, motivo per il quale la Premier ha deciso di recarsi di persona al BIE per sostenere la proposta italiana.

 

Anche in questa partita la sponda francese rischia di risultare decisiva nello spostare equilibri che ad oggi sembrerebbero consolidati, con Parigi che, al momento, ha ribadito la propria volontà di sostenere la candidatura di Riad. La missione di Giorgia Meloni sarà dunque tutt’altro che facile, anche se non impossibile: convincere Macron a sostenere l’Italia e ritirare l’appoggio ai sauditi, lanciando così un potente messaggio politico agli altri partner europei e, più in generale, al resto del mondo.

Un ponte tra Italia e Francia sarebbe poi auspicabile in vista della difficile trattativa che presto dovrà fatalmente aprirsi a Bruxelles sulla revisione del patto di stabilità e delle regole fiscali, trattativa che riguarda in egual misura i due Paesi. Senza un reciproco e convinto sostegno, infatti, sarebbe impossibile vincere la partita contro i «falchi» nord europei guidati dalla Germania, convinti fautori di un ritorno a regole stringenti e decisi ad opporsi alla volontà franco-italiana di ridiscutere la famosa soglia del 3% sul rapporto debito/Pil, puntando su golden rule e revisione del fiscal compact per ottenere una maggiore flessibilità. Ci sarebbe infine da affrontare il nodo Tav: il Governo italiano, preoccupato dalle voci che si sono rincorse nelle settimane scorse su un possibile rinvio dei lavori da parte dei francesi (voci poi smentite dall’Eliseo), cercherebbe rassicurazioni da Parigi sulla road map di costruzione della tratta di loro competenza. Su questo tema, così come su tutti gli altri, un incontro tra Macron e Meloni sarebbe l’occasione giusta per compiere decisivi passi in avanti e ridare nuovo slancio alle relazioni tra i due Paesi.