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Forza Italia, una nuova gigantografia di Berlusconi per imporre la tregua

Edoardo Romagnoli
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Piazza San Lorenzo in Lucina, Roma. Dopo aver lasciato Palazzo Grazioli Forza Italia traslocò qui la sede del partito. Un appartamento di circa 300 metri quadrati in un antico edificio protetto dalle Belle arti, preso in affitto per 130 mila euro l’anno circa 11 mila euro al mese; niente rispetto ai 40 mila euro mensili di Palazzo Grazioli. Qui, al terzo piano, si è tenuta, ieri, la prima conferenza stampa dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi. La sala è gremita di giornalisti, seduti al tavolo ci sono: il coordinatore nazionale Antonio Tajani, il capogruppo alla Camera Paolo Barelli, la capogruppo al Senato Licia Ronzulli e il capo delegazione al Parlamento europeo Fulvio Martusciello. A vigilare dietro di loro una gigantografia del Cavaliere. È stata fatta fare da poco e si aggiunge alle altre immagini che ci sono appese sulle pareti della sede, una di queste lo ritrae sorridente a Pratica di Mare fra George W.Bush e Vladimir Putin. Di Berlusconi non rimarranno solo le immagini ma anche il nome nel simbolo, come ha confermato Tajani.

 

 

Sparsi per la sala ci sono anche Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia, Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica amministrazione, l’europarlamentare Alessandra Mussolini e Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato. Il messaggio è chiaro: Berlusconi non c’è più ma il partito resta unito nel suo ricordo. Lo dice Antonio Tajani:«Tutto il movimento è unito attorno al nome di Berlusconi, che resterà per sempre sul simbolo di Fi». Lo dice Licia Ronzulli: «Il Presidente Berlusconi ci ha lasciato molti insegnamenti. Tra questi, c’è una parola che tante volte è stata sventolata come una bandiera ma non è mai stata issata, lui lo ha fatto. La parola è ’Unità’». La segue Alessandro Cattaneo: «Questo è un buon primo passo». Sulla stessa linea anche Maurizio Gasparri: «Avanti senza esitazioni, con il cuore pieno di dolore, ma la mente protesa al futuro. Orgogliosi di essere berlusconiani, ora e sempre». L’obiettivo è uno: restare uniti in vista delle Europee del 2024. Ma la conferenza di ieri è sembrata più una tregua forzata, un patto di non belligeranza più che una vera e propria pace. Il lutto ancora funge da collante permettendo alle frizioni fra le varie correnti di non esplodere, ma quanto ancora potrà durare non può saperlo nessuno.

 

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