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Forza Italia, Antonio Tajani verso la reggenza. Il partito si compatta

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«Forza Italia va avanti senza se e senza ma». Il capogruppo alla Camera Paolo Barelli non usa giri di parole, annuncia «una conferenza stampa che si terrà nella giornata di venerdì» per anticipare «la calendarizzazione delle attività e della riorganizzazione», rende bene l’idea di quali siano le consegne all’interno del partito: dare un segnale di compattezza, unità, continuità. Nel giorno in cui la giunta per le Elezioni del Senato prende atto della vacanza del seggio di Silvio Berlusconi - fissando entro il 29 ottobre le elezioni supplettive nel collegio uninominale 6 della Lombardia - la sua creatura politica prova a compattarsi. E da ambienti parlamentari filtra sempre con maggiore insistenza l’ipotesi di affidarne la "reggenza" ad Antonio Tajani, come presidente ad interim fino alla convocazione di un congresso.

Non è il momento di diaspore e scissioni, ripetono tutti gli esponenti azzurri, forti anche del "rimbalzo" dei sondaggi dopo la morte del Cavaliere: quello pubblicato da Porta a Porta e realizzato da Euromedia Research, per esempio, registra un guadagno di 2,4 punti rispetto all’ultima rilevazione di aprile per FI, che si attesta al 9,5% superando la Lega in discesa all’8,7%. Anche venerdì, nella conferenza stampa nella sede di piazza San Lorenzo in Lucina, si darà un segnale di compattezza: ci saranno il coordinatore nazionale Antonio Tajani, i capigruppo di Senato e Camera Licia Ronzulli e Paolo Barelli e il capo delegazione al Parlamento europeo, Fulvio Martusciello. Lo stesso Tajani si è collegato con la riunione di presidenza del Ppe e riporta: «Abbiamo ricordato Silvio Berlusconi. La linea europeista ed atlantista di FI non cambia. Continueremo ad essere protagonisti nel Ppe». Il messaggio è che Forza Italia va avanti nel solco tracciato dal suo fondatore, continuerà a sostenere il governo e essere punto di riferimento per il Partito popolare in Europa. Non a caso - a quanto riferiscono fonti azzurre, il presidente del Ppe Manfred Weber, assicura «il pieno sostegno a Forza Italia e alla sua azione di governo all’interno dell’esecutivo, di cui il movimento azzurro è asse portante».

 

 

 

Un segnale che non deve essere sfuggito alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che - a quanto riportano i rumors degli ultimi giorni - auspicherebbe la sopravvivenza del partito berlusconiano almeno fino alle Europee, proprio per avere una sponda nella costruzione di un’eventuale alleanza tra conservatori e popolari nell’Ue, oltre che per continuare a garantire l’equilibrio nel governo. «Per noi non c’è un dopo Berlusconi. Viene e meno il padre di Fi, ma si prosegue con la stessa determinazione e la volontà di rappresentare in Italia, e non solo, la nostra vocazione atlantista europeista, moderata e liberale. Anche in qualità di unici rappresentanti in Italia nel Ppe siamo determinati per la prossima campagna elettorale», rivendica ancora Barelli, assicurando che «FI va avanti in modo determinato con la volontà di tutti quelli che sono stati e sono vicini a Silvio Berlusconi, a partire dalla famiglia». I figli del Cavaliere dovrebbero, dunque, continuare a garantire il futuro di FI - e l’esposizione debitoria di circa 100 milioni di euro - e restano al momento sopite le polemiche interne sul ruolo della compagna di Berlusconi, Marta Fascina, che avrebbe ispirato le ultime nomine decise dal Cav. Uno degli esponenti azzurri a lei considerati più vicini, Tullio Ferrante, sottosegretario alle Infrastrutture e responsabile nazionale adesioni del partito assicura: «Continueremo il percorso verso il quale ci hai indirizzati: con coraggio e senza titubanze non devieremo dalle tue volontà, dai tuoi progetti, dai tuoi ideali, dai tuoi sogni. Siamo e continueremo a essere soldati di un grande "Capo" che, fungendo da nostra bussola di libertà, da lassù ci continuerà a indicare la strada più giusta per la nostra amata Italia». Quanto all’ipotesi di un partito unico con FdI, per ora sembra lontana. «Giorgia Meloni ha avuto un rapporto ottimo con Berlusconi e anche con i figli, non farei questa equazione tra vicinanza con i figli e partito unico», perché «Meloni ha il progetto di creare un’alleanza in Europa dei conservatori con i popolari», spiega il presidente del Senato Ignazio La Russa, che chiosa: «Unire i partiti non è all’ordine del giorno» e «nella politica italiana le fusioni non sono mai andate bene».

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