Nodo simbolo

Berlusconi, Forza Italia va avanti e ratifica le ultime nomine decise dal Cav

Pietro De Leo

L’urto è immenso, ancora in corso e raggiungerà lo zenith oggi, con i funerali nel Duomo di Milano. Ma Forza Italia prova a muovere il primo passo dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, fondatore, leader, presidente, ispiratore e rifugio nei momenti di crisi. Quel partito a cui anche nelle settimane più drammatiche, quelle tra il ricovero nella settimana di Pasqua e le ore immediatamente precedenti al precipitare del suo quadro clinico, lavorava alacremente. La primissima reazione l’ha già data il coordinatore nazionale Antonio Tajani, quando ancora a Washington lunedì era stato raggiunto dalla notizia della morte di Berlusconi: il partito va avanti. E questo è stato il leit motiv su cui, ieri, si concentravano le dichiarazioni, dopo le frizioni delle scorse settimane, dando il senso di coesione a fronte di quella che, da domani, sarà la lotta per la sopravvivenza. «Se dovessimo dividerci faremmo un torto a lui», ha detto la capogruppo al Senato Licia Ronzulli, alludendo a Silvio Berlusconi. «Ma, al di là di qualche retroscena fuori luogo che ho letto sui giornali, non vedo questo rischio, credo che tutti abbiano voglia di camminare insieme con lui e per lui».

 

  

 

E ancora Raffaele Nevi, vicecapogruppo: «Sarebbe criminale solo pensare che ora Forza Italia possa finire». Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato: «Forza Italia dovrà proseguire il lavoro politico che Berlusconi ha iniziato». Roberto Rosso, vice coordinatore azzurro in Piemonte, ragiona all’Adnkronos: «Forza Italia non è assolutamente finita, anzi, forse adesso avremo una spinta in più per far vedere che da Berlusconi partiamo per andare avanti». Ieri, intanto, si è svolto il comitato di presidenza, che ha ratificato le nomine effettuate di recente da Berlusconi e quelle riguardanti i coordinamenti provinciali e delle grandi città. Poi, ha approvato il rendiconto del 2022. Sulla situazione conti, il componente dell’organismo ed ex deputato Sestino Giacomoni ha spiegato: «Non c’è nessun buco e il rendiconto di quest’anno ha anzi portato un avanzo di un milione. Poi il presidente Berlusconi è creditore nei confronti di Forza Italia di circa 90 milioni di euro ma questo si è sempre saputo». Dunque, ora, ripartire. Con molte sfide sul tavolo, dall’organizzazione al simbolo, la cui gestione, da statuto, spetta al tesoriere, ruolo ricoperto da Alfredo Messina. E l’interrogativo sulla posizione degli eredi del fondatore. Dunque si apre una nuova fase, la più difficile perché postuma rispetto al suo ideatore, per quel tricolore, con la scritta bianca al centro, che ha segnato quasi un trentennio della vita politica del nostro Paese. Da quando, erano i primi giorni del 1994, cominciò a sventolare sui teleschermi della Fininvest, in brevi spot pubblicitari con il ritornello dell’inno come accompagnamento. Qualche giorno e arrivò il messaggio della discesa in campo. Silvio Berlusconi, con l’incipit «l’Italia è il paese che amo», chiarì, di fatto, cosa fosse quella bandiera con la scritta "Forza Italia" al centro. Era il logo di un nuovo movimento politico. Che divenne, di fatto, merchaindising di uno slancio pop molto all’americana: la mitologica spilletta, poi piccole coccarde da appuntare al bavero, penne, adesivi, addirittura all’inizio le cravatte, sul modello di quelle, gettonatissime, che si indossano alle convention dei repubblicani o dei democratici negli Stati Uniti. Più in là non mancarono, poi, sorvoli sulle spiagge con striscioni appesi ad aerei.

 

 

Anche se, più volte, Berlusconi, nell’obiettivo di raccogliere il consenso dei moderati che si astenevano, studiò altre formule per affiancare quello che, già dopo una decina d’anni, temesse fosse un brand politico consumato. Così, per esempio, nacquero i Circoli della Libertà, la cui organizzazione fu affidata a Michela Vittoria Brambilla. Fu l’inizio di un percorso che portò ad archiviare, per un tratto di strada, Forza Italia. Nacque infatti il Popolo della Libertà, con l’accordo tra Berlusconi, Gianfranco Fini e alcuni partiti minori. Ma durò poco: ad autunno 2013, si torna a Forza Italia. Seguirono altri tentativi di affiancare ulteriori contenitori (tipo con il movimento "L’altra Italia", rimasto però sulla carta). Tuttavia quel tricolore, e quell’inno che Berlusconi compose personalmente, sono sempre rimasti, fino ad oggi, il cuore estetico ed emotivo del messaggio berlusconiano.