Nuove alleanze, Elly Schlein, Carlo Calenda e Giuseppe Conte provano la convergenza
L’illusione della convergenza. L’ipotesi che a sinistra possa essersi riscoperto un fertile clima da campo largo è niente più che un miraggio. Elly Schlein, parlando a Napoli nell’assemblea di scioglimento di Articolo 1, sottolinea l’impegno del Pd per «approvare un salario minimo, accanto al quale serve una legge sulla rappresentanza, per rafforzare la contrattazione collettiva». Il leder del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, parlando alla kermesse di Bruno Vespa «Forum in Masseria» a Manduria, ammette: «Su Elly Schlein noto che con lei c’è sicuramente una maggiore determinazione del Pd verso, ad esempio, il salario minimo». Da ultimo, il numero uno di Azione Carlo Calenda, che lancia un tweet rivolto alla leader dem: «Parliamo di cose concrete. Abbiamo due proposte ampiamente condivise». La prima è «retribuzione minima contrattuale». La seconda è «impresa 4.0 ampliata ad energia e ambiente e sostenuta da finanziamenti Pnrr. Presentiamole». Sotto il tweet, la segretaria Pd ha messo il «mi piace», che nel gergo dei social è un segno di approvazione.
Dunque, il salario minimo potrebbe essere un terreno di confronto nella costruzione di un’alleanza progressista che non si limiti all’accordo in essere tra Pd e Alleanza verdi-sinistra. Per quanto la proposta abbia pesanti controindicazioni, dimostrate da numerosi studi. Per esempio il salario minimo può trovare un contraccolpo nel calo di ore lavorate. Oppure nello scarico del costo sul consumatore finale dei prodotti o sul fruitore dei servizi. Al di là di questo, tuttavia, va notato che è solo un argomento di possibile dialogo a fronte una montagna di temi che, a sinistra, solcano ancora profonde divisioni.
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C’è l’argomento ambientale, stranoto, per esempio. Oppure la postura da assumere a fronte del conflitto in Ucraina. «Io sono contento se ci sono convergenze – ha osservato ancora Conte - ma sulla guerra non ci siamo, non vedo svolte rispetto alla sola strategia militare». E poi c’è la questione più generale dello schema di alleanza. Qui, tra Elly Schlein e il leader del Movimento 5 Stelle ascoltiamo ancora grammatiche diverse, per non dire opposte. «Il Pd non deve cullarsi nell’autosufficienza - ha ragionato la segretaria Pd - dobbiamo continuare a parlare e ad aprire». Contestualmente, però, Giuseppe Conte ha affermato: «Il campo largo è una formula che non esiste. Qui si tratta di fare opposizione intransigente in modo serio, piuttosto che votare, come fanno alcune forze che dicono di essere opposizione, con il governo e quindi da questo punto di vista a noi interessa offrire una visione diversa del Paese».
Due direzioni opposte quindi, che lasciano trasparire molta tattica. Giuseppe Conte, infatti, alle prese con dei sondaggi sostanzialmente fermi dopo il buon risultato alle scorse elezioni politiche (dove, di fatto, ha salvato un Movimento che pareva destinato all’estinzione) punterebbe a capitalizzare il più possibile il percorso verso le elezioni europee, che si svolgeranno con un sistema proporzionale e dunque senza alleanze. Un percorso del tutto legittimo che però ha con sé un rischio, ovvero il fatto che le differenziazioni possano compromettere definitivamente un possibile progetto di alleanza con il Pd. E non è un mistero che, nel Movimento, c’è chi guarderebbe con favore ad una leadership di Chiara Appendino, profilo più funzionale a costruire un’intesa in area progressista.