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Emergenza migranti, Mattarella archivia lo scontro con la Francia

Benedetto Antonelli
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Nessuno strappo da ricucire, nessun rattoppo diplomatico stavolta. Sergio Mattarella torna a Parigi in un momento nel quale i rapporti tra Italia e Francia non sono certo idilliaci, ma a prevalere è la consapevolezza di entrambi i Paesi di avere un destino comune, da alleati piuttosto che da rivali, sia in Europa che nello scacchiere internazionale. Il viaggio del Capo dello Stato non serve a fare la pace, insomma, - ci hanno già pensato Antonio Tajani e la sua omologa Catherine Colonna nei giorni scorsi a Roma - semmai a «ufficiarizzarla», a dare un «segnale di distensione avvenuta». L’occasione è la mostra «Naples à Paris. Le Louvre invite le musée de Capodimonte» che è in programma da oggi nell’Ala Denon e nell’ala Sully del celebre museo parigino. Ad inaugurarla saranno proprio il capo dello Stato e il presidente francese Emmanuel Macron, alle presenza anche del ministro della Cultura italiano Gennaro Sangiuliano. Dopo la visita - una sessantina le opere esposte, tra le quali capolavori di Tiziano, Caravaggio, Michelangelo e Raffaello - è previsto un pranzo all’Eliseo tra Macron e Mattarella, accompagnati rispettivamente dalla consorte Brigitte e dalla figlia Laura. Al centro del faccia a faccia - un incontro strettamente privato che dimostra l’ottimo rapporto personale tra i due presidenti - ci saranno i temi di più stretta attualità: dal conflitto in Ucraina al dossier energia, dalle possibili ricadute pratiche del Trattato del Quirinale (sottoscritto dal presidente francese e dall’allora premier Mario Draghi nel novembre 2021 e ancora non pienamente attuato) al dossier migranti. È proprio su questo fronte che si sono consumati gli ultimi scontri sull’asse Roma-Parigi. Il primo per il no dell’Italia, nel novembre 2021, allo sbarco dei 230 migranti soccorsi dalla nave Ocean Viking, di proprietà della ong francese Sos Mediterranèe e il secondo, più recente e chiarito anche grazie al faccia a faccia a margine del G7 di Hiroshima tra Giorgia Meloni e Macron, scoppiato dopo le parole pronunciate dal capo del partito del presidente Macron, Renaissance, Stéphane Séjourné secondo il quale la politica immigratoria della premier italiana oltre che «demagogica» sarebbe «ingiusta, inumana e inefficace». «Campagna elettorale interna» aveva minimizzato in quell’occasione Meloni, dato l’avvicinarsi delle elezioni Europee del 2024. Renew Europe, gruppo nato dalle convinzioni di Macron, infatti, ha molto da temere - almeno quanto i socialisti - dall’asse che potrebbe crearsi tra popolari e conservatori voluto invece dalla leader FdI, che punta ad avere la maggioranza del Parlamento Ue.

Mattarella sceglie però di andare al di là delle contingenze, fissando i paletti fondamentali: «saldi» e «secolari» sono i rapporti tra Italia e Francia e, dice rivolgendosi ai 50 giovani diplomatici francesi e italiani, attualmente a Parigi nell’ambito di uno scambio di formazione previsto dal Trattato del Quirinale, vanno ancora implementati. Insieme i due Paesi hanno, nel dopoguerra, contribuito alla fondazione dell’Unione Europea «intorno ad un nucleo di valori condivisi: democrazia, tolleranza, solidarietà», ricorda l’inquilino del Colle che poi rivolge un pensiero a quanto fatto dai padri fondatori, a partire dalla Dichiarazione di Robert Schumann del 9 maggio 1950 «per mettere insieme, tra i sei paesi fondatori, l’energia di allora: carbone e acciaio. Nei nostri giorni abbiamo molto faticato per concordare soltanto un modesto tetto al prezzo del gas - è la sottolineatura - Abbiamo molto da recuperare in fiducia e in fede del futuro».
 

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