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Emergenza migranti e energia, la missione del premier Meloni in Tunisia

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Relazioni bilaterali, anche nel settore energetico e degli investimenti, gestione dei flussi migratori, negoziati con il Fondo monetario internazionale. Sono i principali dossier che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, tornerà a trattare nella visita ufficiale a Tunisi. I temi, già discussi venerdì scorso nella telefonata avuta dalla premier con il presidente della Repubblica tunisina Kais Saied, saranno approfonditi nel corso del colloquio tra i due che andrà in scena prima di pranzo al Palazzo presidenziale di Cartagine.

Come riporta LaPresse, il governo italiano d’altronde segue con particolare attenzione la situazione nel Paese nordafricano, tanto che Meloni ha sollevato il caso anche in occasione del G7 di Hiroshima dopo essersi confrontata faccia a faccia sia col direttore generale del Fmi, Kristalina Georgieva, sia con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Per la premier la Tunisia «è una nazione che in questo momento è in difficoltà perché tecnicamente rischia un default finanziario e chiaramente se venisse giù il governo tunisino noi potremmo vivere uno scenario assolutamente preoccupante», ha ammesso nel corso dell’intervista rilasciata a "Quarta Repubblica" su Rete4 alla vigilia della missione. Il riferimento è ovviamente alla «questione migratoria», in un momento in cui, ha ricordato Meloni, l’Italia si trova già a dover fare i conti con «una congiuntura che oggettivamente è la peggiore che si sia mai verificata, per la situazione che complessivamente vive l’Africa ma anche per tutto quello che accade in Turchia, Siria, Afghanistan, la crisi alimentare, la Libia e la Tunisia, che è in una situazione molto delicata». E che se dovesse aggravarsi darebbe non pochi problemi all’Italia. D’altronde, come ricordato recentemente dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, «dall’inizio dell’anno la Tunisia ha fermato almeno 20mila persone con attività di controllo mirate sulle coste e sulla terraferma. È un Paese che sta svolgendo un ruolo importante per frenare i trafficanti e limitare le partenze». Ecco perché Meloni al G7 giapponese è tornata a battere sulla trattativa fra il Fmi e la Tunisia di fatto bloccata.

 

 

 

«C’è una certa rigidità del Fmi di fronte al fatto che non si sono ottenute dal presidente Saied tutte le garanzie che sarebbero necessarie - aveva spiegato la premier - È comprensibile da un lato, dall’altro siamo sicuri che questa rigidità sia la strada migliore? Se questo governo va a casa noi abbiamo presente quali possano essere le alternative? Credo che l’approccio debba essere pragmatico, perché altrimenti noi rischiamo di peggiorare situazioni che sono già compromesse». E nella telefonata di venerdì con Meloni, anche Saied ha affrontato il tema migranti proponendo di tenere una conferenza ad alto livello tra tutti i Paesi interessati, vale a dire i Paesi del Nord Africa, del Sahel e del Sahara e i Paesi del Nord del Mediterraneo, «per affrontare le cause della migrazione irregolare e porre fine a queste condizioni disumane».

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