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Meloni ai suoi: avanti sul premierato. Al lavoro sulle riforme costituzionali
Dopo l’incontro con le opposizioni dello scorso 9 maggio alla Camera, e il confronto di martedì con sindacati e associazioni di categoria, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto ieri a Palazzo Chigi il punto della situazione sul tema delle riforme istituzionali con i vertici del suo partito dando, secondo quanto si apprende, il mandato di elaborare una proposta che preveda il premierato.
Per oltre un’ora e mezzo la premier si è confrontata con i ministri Francesco Lollobrigida e Luca Ciriani, e i capigruppo di Camera e Senato di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti e Lucio Malan. Presente a Palazzo Chigi anche il vicepresidente di Montecitorio, Fabio Rampelli, che lasciando la sede del governo ha però dribblato le domande dei cronisti: «La riunione sulle riforme? Sono andato per altre questioni pratiche di vario genere. Le riunioni di partito non si fanno a Palazzo Chigi».
Dopo il giro d’orizzonte fatto da Meloni con i vari attori in campo è attesa quindi la proposta che finirà per essere incardinata in Parlamento, dove invece è già approdato- alla commissione Affari Costituzionali del Senato il ddl per l’attuazione dell’autonomia differenziata presentato dal ministro Roberto Calderoli.
La premier ha più volte ribadito che punta al maggior coinvolgimento possibile, ma con due punti fermi: la stabilità dei governi e il rispetto della volontà dei cittadini. Principi cardine messi nero su bianco già nel programma elettorale di FdI al punto «presidenzialismo».
Nelle scorse settimane da parte dell’opposizione è però emersa una chiusura abbastanza trasversale su sistemi di modello presidenziale o semipresidenziale - anche perché resta sullo sfondo il delicato tema legato ai poteri del presidente della Repubblica - ecco perché alla fine l’input della Meloni è stato quello di procedere con un approfondimento sul premierato. Assieme al tipo di proposta da mettere sul tavolo c’è poi anche da decidere in quale delle due Camere far cominciare l’iter. Come detto al Senato è già arrivata l’autonomia differenziata e, si ragiona in ambienti parlamentari, la prossima sessione di bilancio partirà da Palazzo Madama. Ecco perché, è la valutazione, il percorso delle riforme dovrebbe partire da Montecitorio dove ci sarebbe più spazio di manovra.