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Pd, è già processo a Elly Schlein. Sotto accusa il suo cerchio magico

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Dario Martini
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Dire che il clima è teso in casa Pd è un eufemismo. Sul banco degli imputati, politicamente parlando, c’è la gestione della campagna elettorale da parte della segretaria. Anche se Francesco Boccia, capogruppo alla Camera, cerca di minimizzare: «Sforziamoci di fare un’analisi onesta, Elly Schlein si è insediata il 12 marzo, tutte le alleanze erano chiuse, così come le liste, e i candidati non li ha scelti lei». Ad essere messo sotto accusa dalla minoranza del partito è lo stesso Boccia, in quanto fedelissimo della segretaria.

 

Nel mirino la sconfitta a Brindisi, in Puglia. dove il Pd si è limitato ad appoggiare Roberto Fusco, candidato scelto dal M5S. A dover rispondere della disfatta elettorale anche gli altri referenti della segreteria nelle regioni, da Marta Bonafoni nel Lazio a Peppe Provenzano in Sicilia. Così come Emiliano Fossi e Marco Furfaro in Toscana. Proprio l’ex regione rossa è un caso: il Pd ha vinto solo a Pescia. Ed è riuscito a perdere in tutte le principali città: Massa, Pisa e Siena. Ad essere molto critica è sicuramente Base Riformista, corrente che fa capo a Lorenzo Guerini, da tempo in fermento per lo spostamento del partito (non concordato) a sinistra. La minoranza contesta anche la "solitudine" della segretaria, che non consulta nessuno e si fida solo del suo cerchio magico, ribattezzato il «cerchio del tortellino», dal momento che ne fanno parte soprattutto dirigenti provenienti dall’Emilia Romagna. In particolare Igor Taruffi (fedele a Schlein) e Davide Baruffi, (di estrazione "bonacciniana"), rispettivamente responsabili dell’Organizzazione e degli Enti locali del partito. Proprio Baruffi ieri tuonava: «Non c’è alcun processo a Schlein. Avevamo detto che sarebbe stata una traversata nel deserto».

 

Eppure, c’è chi non si nasconde: «Il Pd deve sapere parlare a tutti, anche ai moderati, non solo alla sinistra», dice il senatore Alessandro Alfieri. Mentre Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro e coordinatore dei sindaci del Pd, arriva addirittura ad invocare una «nuova fase costituente per vincere le prossime Europee». Che il clima sia teso lo dimostra anche il cambio di programma all’ultimo momento della segretaria. Ieri doveva volare a Bruxelles per ricompattare i suoi all’Europarlamento in vista del voto di domani sull’Asap (Act in support of ammunition production), il provvedimento voluto dal commissario Breton che punta ad aumentare la produzione europea di armi per l’Ucraina. La Ue intende stanziare 500 milioni di euro ricorrendo anche al Pnrr.

 

La linea di Schlein, invece, è sì alle armi, mano all’utilizzo delle risorse del Pnrr. Alla fine, la segretaria ha deciso di non prendere l’aereo. La riunione con i 16 eurodeputati Dem si è tenuta in videocollegamento. Brando Benifei è stato confermato capodelegazione ed è stato deciso di presentare emendamenti mirati ad evitare il ricorso ai soldi del Recovery per l’invio di armi a Kiev. Il partito, però, è diviso sulla posizione da tenere sul provvedimento in generale: c’è chi voterà a favore e chi sta valutando l’astensione. Se per calmare le acque Schlein ha scelto di restare a Roma, a Bruxelles non tira un’aria migliore. C’è chi esprime il suo malessere su Twitter, come l’eurodeputata Elisabetta Gualmini: ««Il Pd dice no a tutto. No al taglio del cuneo fiscale, no al premierato (che avevamo lanciato noi), no a tutto. Aggiungendo che al governo abbiamo i fascisti. E le nostre proposte non si capisce quali siano. Come si fa a convincere gli elettori?». 

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