larghe intese
Berlusconi chiama Renzi: il corteggiamento serrato all’ex nemico
In politica la nemesi è una dinamica insidiosa. Ne sta facendo le spese il Terzo Polo. E lo dimostra il «corteggiamento», a suon di interviste, che il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi sta esercitando su Matteo Renzi. L’ultimo capitolo ieri, sulle colonne de «La Sicilia». Dice Berlusconi: «Se Renzi traesse coerenti conclusioni da molte delle sue prese di posizione, si trasferirebbe nella nostra metà campo, e a quel punto-solo a quel punto, sarebbe possibile un dialogo sistematico». L’altroieri, sul Quotidiano di Puglia, edizione di Brindisi, in un colloquio a ridosso del ballottaggio Berlusconi ragionava: «Per quanto riguarda il Terzo Polo, credo che attui una sua coerente vocazione centrista nel momento in cui, come avviene a Brindisi, fa una scelta di campo con noi. Se Matteo Renzi traesse le logiche conclusioni di una serie di sue affermazioni, farebbe la stessa scelta a livello nazionale». 22 maggio, altra intervista sul Corriere della Sera: «Renzi dice spesso cose giuste – osservava il leader di Forza Italia - ma fino a quando non ne trarrà le conseguenze politiche, scegliendo la nostra metà campo, non si potrà andare al di là di occasionali convergenze in Parlamento».
Sull’argomento si è pronunciato anche il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, esponente di Forza Italia. Ad Adnkronos Live ha dichiarato, a proposito di Renzi: «È lui che deve scegliere la parte giusta, venendo nel centrodestra e scegliendo Forza Italia». Il diretto interessato, però, al momento respinge le avance. «Rileggere un’intervista di Silvio Berlusconi è stata umanamente una bellissima sensazione – ha detto a Porta a Porta - Non ho mai votato Berlusconi, tuttavia vedere quest’uomo così tenace e pieno di grinta a 87 anni dopo quello che gli è successo è un momento di gioia anche per un avversario politico». Quanto ad un eventuale cambio di campo, il leader di Italia Viva dice: «Finché c'è una destra sovranista e nazionalista contro una sinistra populista e massimalista, quella di Conte e Schlein, lo spazio politico è il centro». Tutto questo è il racconto di un vero e proprio ribaltamento. In campagna elettorale per le politiche, l’alleanza tra Renzi e Calenda (creata in extremis dopo la rottura del secondo con il Pd) si proponeva come obiettivo politico captare la quota più alta possibile di elettorato di Forza Italia. Dopo che quest’ultima, stando alle accuse provenienti dal centro e dal Pd, si era macchiata del peccato originale di aver contribuito alla caduta del governo Draghi (in realtà le dinamiche del dello scorso luglio furono un po’ più complicate). Poi è andata com’è andata: non soltanto Forza Italia ha retto alla prova elettorale, ma anche nei mesi successivi. Al contrario, il Terzo Polo ha subito un pesante contraccolpo dalla coesistenza di due personalità, quella di Matteo Renzi e quella di Carlo Calenda, difficilmente compatibili. Fino alla rottura sfiorata. Ora, l’obiettivo di una lista unica «macroniana» alle europee è ancora in piedi, per quanto il percorso continui ad apparire molto accidentato.
E se Calenda, per vocazione ed identità, appare più proiettato verso il centrosinistra, Renzi ha indiscutibilmente dei punti in comune con Forza Italia. Fisco e burocrazia più leggeri, così come un sistema giudiziario finalmente garantista che metta fine alla stagione drammatica dei processi mediatici. Allargando il discorso alla coalizione di centrodestra, Italia Viva è incline al dialogo intorno al modello del premierato. Ma permangono alcuni punti di distanza sostanziali, come per esempio sulle politiche migratorie e su alcuni retaggi valoriali (si deve al governo Renzi la legge sulle unioni civili). Sul rapporto politico tra Berlusconi e Renzi, inoltre, non giocano a favore i precedenti. Il Patto del Nazareno tra i due sembrò creare i presupposti per una stagione di riforme, ma non finì bene.