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Manzoni, “patriota che difendeva la famiglia”. L'elogio di Lollobrigida

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«Io posso solo citare la figura di Alessandro Manzoni, cui il presidente Mattarella si è ispirato ieri in occasione del 150° anniversario della morte. C’è stato un autore italiano, come colui che ha scritto i Promessi sposi, che più ha trasmesso il concetto di matrimonio e dunque di famiglia?». Ad elogiare lo scrittore, un’intervista a Repubblica, è il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che nell’occasione ha risposto alla domanda se il Capo dello Stato potesse riferirsi al ministro quando a Milano, celebrando i 150 anni dalla morte di Manzoni, ha detto che «la persona, non l’etnia, ha bisogno di protezione»: «Ma no, io credo che il Presidente, se avesse voluto riferirsi a me, avrebbe fatto in modo che lo sapessi prima. Il 24 maggio sarò a una cena di Stato al Quirinale. Ci sarà anche il presidente dell’Angola, parleremo dell’emergenza alimentare».

 

 

«Io - evidenzia ancora Lollobrigida - ascolto sempre con deferenza le parole del presidente della Repubblica, come quelle del Papa. Non penso che vadano interpretate. Altrimenti rischieremmo di strumentalizzarle». Mattarella ha detto pure che «la triade Dio, Patria e famiglia», in contrapposizione ai principi della Rivoluzione francese, ovvero Libertà, eguaglianza, fraternità, è una «cesura eccessivamente schematica». «Mi limito a dire che ‘Dio, Patria e famiglia’ è un motto mazziniano», replica Lollobrigida. «L’Italia, per Manzoni, è ‘una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor’. C’era un forte contenuto patriottico nelle sue opere», ribadisce il ministro, sottolineando che «esistono autori che hanno affermato e difeso l’identità italiana. Si vuole discutere pure la tutela dell’identità? Ma quando mi soffermo io su questi temi, ormai, c’è sempre un attacco. Non ho mai parlato di razza ma di etnia, vista come raggruppamento che vede una lingua comune. Una collega del Pd, l’altro giorno, mi contestava pure l’uso della parola ‘ceppo’. Devo ricordare che anche Berlinguer parlava di Trieste e di cosa rappresentasse quella città in termini etnici?». Poi la chiosa: «Io so solo che mi sono stufato di precisare in continuazione. Anzi, ho proprio rinunciato».

 

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