Situazione spinosa
Pd, altra grana per Schlein: problemi nel completamento degli uffici di presidenza
Mentre lavora sul fronte maltempo il Pd non perde di vista le elezioni amministrative e i ballottaggi. Lo schema rimane quello disegnato da Elly Schlein ieri in conferenza stampa: cercare la più ampia convergenza possibile tra le forze di opposizione. A partire, però, dalle compatibilità territoriali. È questa la linea che la segretaria intende seguire da qui ai ballottaggi con i potenziali alleati, Movimento 5 Stelle e Azione-Iv. I recenti trascorsi consigliano alla segretaria di non legarsi mani e piedi ad accordi siglati nero su bianco. Il ricordo di quanto avvenuto al tavolo tra Enrico Letta e Carlo Calenda prima delle ultime elezioni politiche è ancora vivo tra i dem. A scandagliare fonti del partito, Schlein intenderebbe rivolgersi prima di tutto agli elettorati delle forze politiche di opposizione e, solo in subordine, ai leader. Questo, a meno che non siano le singole realtà locali a muoversi per stringere l’accordo.
I numeri fatti registrare al primo turno dai 5 stelle e dal Terzo Polo, da una parte, e lo spettacolo offerto da Calenda e Matteo Renzi, dall’altra, non fanno stare tranquilli i dem. Dopo lo «scippo», come lo ha definito Calenda, della deputata Naike Gruppioni, il travaso da Azione a Italia Viva prosegue a livello locale. Una situazione che porta Calenda a mettere in dubbio il percorso con Renzi verso le prossime elezioni europee. Per questa ragione, sabato, i gruppi di Azione-Italia Viva di Camera e Senato si riuniranno per verificare la tenuta dell’alleanza in parlamento. Con il rischio concreto che le strade dei due leader si separino definitivamente.
Il tutto, mentre in casa dem si affronta un dossier che risulta più spinoso di quanto si pensasse: il completamento degli uffici di presidenza dei gruppi di Camera e Senato. Dopo l’elezione, ormai più di un mese fa, di Chiara Braga alla guida dei deputati, e di Francesco Boccia presidente dei senatori dem, c’è da scegliere i vice presidenti e le altre cariche di vertice dei gruppi parlamentari, vice capigruppo, tesorieri e delegati d’Aula. L’idea iniziale che circolava al Nazareno era quella di confermare gli assetti, così da non riaprire la competizione fra le varie anime del Pd. Il nome di Piero De Luca, tuttavia, è risultato essere un nodo difficile da sciogliere. E per i rapporti fra il Nazareno e Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania e padre del deputato Piero. E per il commissariamento del Pd campano voluto da Schlein in chiave anti «cacicchi». Alla base delle resistenze, tuttavia, ci sarebbe il fatto che al senato si va verso l’elezione di Alfredo Bazoli, senatore di Base Riformista, quale nuovo vice capogruppo, con la possibilità di vederlo affiancato da Antonio Nicita, esponente di quei neo ulivisti che hanno ‘rotto’ con l’area Bonaccini al momento della definizione degli assetti interni al partito. Questa ‘sfida’ fra neo ulivisti e Base Riformista sarebbe, stando alle ricostruzioni di fonti parlamentari dem, alla base dello stallo. Una possibile via d’uscita da questa impasse sarebbe quella di investire Piero De Luca di un altro incarico nell’Ufficio di presidenza della Camera così da aprire la strada all’elezione di Bazoli al Senato. Un rebus che dovrà essere risolto entro domani alle 12, quando i senatori dem si riuniranno per la votazione: la situazione è più che spinosa.