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Etnia, il ministro Lollobrigida difende l'identità degli italiani

Dario Martini
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«Ha parlato di nuovo di "etnia italiana", come si è permesso!». I moralizzatori del Pd, spalleggiati dalla stampa amica, si sono scagliati su Francesco Lollobrigida, il ministro che osa associare il sostantivo «etnia» all’aggettivo «italiana». Per l’intellighenzia di sinistra questo tipo di linguaggio nasconde un approccio razzista. Per Elly Schlein etnia e razza sono la stessa cosa. Secondo la segretaria del Pd le parole pronunciate da Lollobrigida sono «estremamente sbagliate, il concetto di razza non dovrebbe proprio esistere». Eppure, Lollobrigida ha detto esattamente il contrario.

Conviene riportare testualmente il suo intervento agli Stati generali della natalità: «Credo che sia evidente a tutti che non esiste una razza italiana, è un falso problema quello di immaginare un concetto di questa natura. Esiste però una cultura, un’etnia italiana, che la Treccani definisce raggruppamento linguistico-culturale, che in questo convegno si tende a tutelare». Il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare ha ragione. La definizione della Treccani non è interpretabile: «Il gruppo etnico viene percepito nell’immaginario collettivo come un aggregato sociale omogeneo, i cui membri condividono una cultura, una storia, una lingua, un territorio, una religione ecc. e rivendicano per questo una identità comune».

La razza non c’entra nulla. La parola «etnia», invece, deriva dal greco «ethnos», ossia «popolo», nel senso di un gruppo di individui che si identifica in una storia comune. È quello che gli antichi romani chiamavano mos maiorum, il nucleo della morale tradizionale della loro civiltà. Quindi, cosa c’è di scandaloso nel sostenere che esiste un’identità italiana? Questo è il senso delle parole pronunciate da Lollobrigida. Un tema strettamente legato a quello della denatalità: le nascite in Italia sono crollate dalle 576mila del 2008 alle 392mila del 2022. Mai così poche nella nostra storia. Il ministro si interroga proprio su come risolvere questo dramma. C’è poco da inventarsi: incrementare gli aiuti per gli asili nido, rafforzare gli assegni familiari e aiutare le giovani madri a non trovarsi di fronte a un bivio: il lavoro da una parte, i figli dall’altra.

Una proposta interessante è quella lanciata da Matteo Salvini: una detrazione di diecimila euro per ogni figlio. Obiettivo ambizioso, ma non irraggiungibile. Natalità e italianità sono due facce della stessa medaglia. Umberto Eco dava all’Italia un significato puramente culturale. Il grande semiologo la definiva così: «L’eredità romana, una lingua parlata (almeno a livello letterario) sia da Cielo d’Alcamo che da Bonvesin de la Riva, la presenza della chiesa, la barriera naturale delle Alpi, un ideale politico iniziato con Dante, Petrarca e Machiavelli, centoquarant’annidi unità statale che ha diffuso per tutto lo stivale una certa omogeneità di comportamenti, nel bene come nel male».

È giusto associare il termine «etnia» a questi concetti? Questo dibattito lo lasciamo agli antropologi. Ma siamo sicuri che Lollobrigida non ha fatto altro che evocare questa storia comune, di cui gli italiani devono andare fieri.

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