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Il Pd s'aggrappa all'aiuto estero pur di screditare il governo

Dario Martini
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La Francia continua a scagliarsi contro il governo Meloni sulle politiche in materia d’immigrazione. La Spagna critica i provvedimenti italiani sul lavoro. E il Partito democratico cosa fa? Difende l’Italia dalle ingerenze esterne che rasentano le offese? Ovviamente no. Anzi, si aggrappa alle critiche che arrivano dalle cancellerie estere pur di attaccare l’esecutivo. Il primo a rilanciare le accuse che arrivano dalla Spagna è l’ex ministro del Lavoro oggi deputato del Pd Andrea Orlando, secondo il quale «la ministra e vicepremier spagnola Yolanda Diaz non ha detto nulla più che la verità». Poi, utilizzando le stesse espressioni di Diaz, aggiunge: «Il cosiddetto decreto primo maggio, anche detto decreto precarietà, non fa altro che favorire i contratti spazzatura». Il parlamentare Dem si riferisce alla riforma delle causali per la proroga dei contratti a termine. Orlando, però, non fa alcun accenno al fatto che a marzo il livello di occupazione ha raggiunto il tasso più alto mai registrato dal 2004, pari al 60,8% (23,3 milioni di occupati). Nessun accenno neanche al taglio del 7% del cuneo fiscale per chi ha un reddito inferiore a 35mila euro, che porterà nelle tasche degli italiani fino a cento euro in più.

 

 

Ovviamente, non ne fa accenno neanche Yolanda Diaz, l’ex comunista ora a capo di una formazione che riunisce sotto la stessa sigla (Sumar) una decina di partitini di sinistra ed estrema sinistra. Il verbo spagnolo «Sumar» significa «aggiungere», nel senso di «raccogliere», ovvero radunare sotto la stessa bandiera le piccole formazioni finora collocate alla sinistra del partito socialista. Diaz, numero tre dell’attuale governo guidato da Pedro Sanchez, ambisce, come da lei stessa affermato, ad «essere la prima presidente del governo spagnolo». L’attacco a Meloni, in realtà, ha nel mirino un altro bersaglio: Santiago Abascal, leader di Vox, il partito di estrema destra che, insieme al Partito popolare, potrebbe vincere le prossime elezioni in autunno.

 

 

E se Orlando sposa idealmente le posizioni di Diaz, un altro esponente del Pd, il senatore Walter Verini, gli fa eco, schierandosi al fianco sia della sinistra spagnola che di Renaissance, il partito di Emmanuel Macron, che per bocca del suo capo, Stéphane Séjourné, definisce «disumana, ingiusta e inefficace», la gestione italiana dei flussi migratori. «Prima dichiara guerra alla Francia. Ora mette l’elmetto contro la vicepremier spagnola Diaz. Consiglio a Tajani (e Meloni): la guerra fatela alle ingiustizie, non a diritti civili e sociali e a scuola e sanità pubblica. L’Italia sarebbe migliore, più credibile in Europa», scrive Verini in un tweet. Insomma, per il deputato Dem è Meloni ad aver «dichiarato guerra» a francesi e spagnoli. Eppure non risultano critiche del presidente del Consiglio, o di altri membri del governo italiano, rivolte alle politiche messe in campo da Parigi e Madrid. Nel Pd, a dire il vero, c’è anche chi tenta di minimizzare l’accaduto, come fa Piero Fassino, il quale proprio ieri ha lanciato l’associazione parlamentare di amicizia Italia-Francia: «Le parole espresse da Stéphane Séjourné sono in realtà parte di una polemica tutta francese tra maggioranza e opposizione. Come amico, da sempre, della Francia mi sento di fare appello a tutti perché non si usino, a fini di politica interna, toni e parole che rischiano di turbare quell’intesa tra Roma e Parigi che è interesse strategico dei due Paesi».

 

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