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“Con Meloni Italia isolata e in bancarotta”. Profezie di Pd e vip di sinistra smentite dai fatti

Gaetano Mineo
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Giorgia Meloni "promossa" dalla Cnn. Per il noto canale televisivo statunitense, «i primi cento giorni del governo guidato dalla leader FdI sono considerati un successo». Un altro boccone amaro da digerire per la sinistra, che per tutta la campagna elettorale per le Politiche (luglio-settembre 2022) non ha fatto altro che dare vita al tormentone che se il centrodestra dovesse andare al governo, sarà sicuramente un disastro assoluto. Un chiodo fisso "sinistro" accompagnato da puntuali attacchi a Meloni come «fascista», «bancarottiera», «eversiva», «omofoba». E così lo scorso 25 luglio, il dem Piero Fassino apriva le danze: «Se vince la destra sovranista e populista, l’Italia verrà isolata in Europa e nel mondo». Più catastrofico, lo stesso giorno, Enrico Letta: «La destra al governo ci porterà alla bancarotta». Per l’allora segretario Pd, gli incubi sono rimasti vivi per tutta l’estate. Quindi, la sua chiosa del 12 agosto: «Se la destra vincesse le elezioni potrebbe cambiare la Costituzione in modo peggiorativo». O quella del 4 settembre: «Le parole di Salvini di ieri sono state chiarissime, ci hanno detto quale sarebbe la strada dell’Italia se vincesse questa destra: un’Italia che si ritroverebbe fianco a fianco con Putin».

 

 

Bisogna dare atto delle dichiarazioni che allora contrapponeva il leader del M5s, Giuseppe Conte, al coro "sinistro": «Io credo che la destra debba essere sconfitta sulle proposte e non agitando lo spauracchio di una nuova Marcia su Roma». Parole al vento. Quindi, avanti tutta con gli attacchi alla Meloni. «O noi o la destra: con loro al governo conti in pericolo», sentenziava Romano Prodi il 25 agosto. Tra i "coristi", anche Carlo Cottarelli che per conquistare una poltrona al parlamento, aveva indossato la casacca Pd. «Noi siamo qui anche perché abbiamo paura di quello che può succedere all’Italia – puntellava l’economista il 2 settembre -. Io ho davvero paura. Sono preoccupato per il destino dell’economia italiana». Una dichiarazione che sfiora la tragedia e che fa il paio con quella del Pd, Lorenzo Guerini, del 18 settembre, quando già la sinistra annusava la vittoria della Meloni: «Rischio default per l’Italia con la destra al governo». Dai toni più intellettuali, invece, l’attacco di un altro dem di peso come Andrea Orlando che proprio tre giorni prima della vittoria del centrodestra, tuonava che «la destra della Meloni somiglia troppo alla destra ungherese e spagnola». «Una destra drammatica che ricorda il medioevo e fa ascoltare il battito del feto alle ragazze che dovranno abortire – aggiungeva l’ex Guardasigilli -. Una destra che punisce scelte di libertà. Ho paura delle idee che ci riportano al conformismo bigotto dei nostri anni ’50 quelle idee sono l’anticamera di un rischio».

 

 

Non solo politici al tiro al bersaglio. Ricordiamo la sortita della cantante Elodie del 5 settembre, quando affermava che Giorgia Meloni è «una donna che parla come un uomo del 1922». «Una donna, una madre, dovrebbe avere attenzione per i diritti». A darle manforte, una settimana dopo, l’influencer Chiara Ferragni secondo cui, «per tantissime persone le elezioni saranno una carneficina, rappresenteranno la nascita del governo più a destra della storia repubblicana». Anche Carlo De Benedetti, il 27 luglio diceva la sua: «Se la destra vince le elezioni è una catastrofe. Serve un nuovo Cln come contro Mussolini». L’incubo della destra italiana ha reso notti insonni anche ad esponenti di Paesi Ue. Come il primo ministro francese Elisabeth Borne che proprio il giorno della vittoria del partito della Meloni alle Politiche, rimarcava che la Francia sarà «attenta» al «rispetto» dei diritti umani e dell'aborto in Italia. In campo, anche diverse testate internazionali. «Il futuro dell’Italia è desolante – scriveva il 22 luglio il New York Times -. Le elezioni anticipate, previste per l’autunno, potrebbero aprire la strada a Fratelli d’Italia per diventare il primo partito di estrema destra a guidare una grande economia dell’eurozona. Per l’Europa e il Paese, sarebbe un vero e proprio evento sismico». Mentre due mesi dopo, il settimanale tedesco Stern, titolava in copertina: «La donna più pericolosa d’Europa», rivolgendosi ovviamente alla Meloni. E per finire, il tragicomico titolo de Le Parisien, del 24 settembre: «L’ombra di Mussolini sulle elezioni».

 

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