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Migranti, Mattarella sferza la Ue: “Regole preistoriche”

Pietro De Leo
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Un richiamo netto al ruolo dell’Europa, purtroppo latitante nella gestione del dossier migratorio. Con una constatazione chiara di quanto i flussi siano entrati pienamente nel gioco geopolitico. Questo è il senso delle parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo l’incontro con l’omologo polacco Andrezej Duda. L’inquilino del Colle, come già altre volte aveva fatto in passato, affronta l’argomento dal lato di un Paese esposto ad una grande quantità di arrivi, lasciato solo dall’Unione Europea. «Nessuno Stato da solo può affrontare un problema così epocale - spiega -. Ma l’Unione Europea può farlo con un’azione coordinata e ben organizzata e questo richiama la responsabilità dell’Ue e una nuova politica di immigrazione e di asilo dentro l’Ue, superando vecchie regole che sono ormai preistoria». E poi insiste sul punto dei flussi come «arma geopolitica». Prendendo ad esempio una vicenda che, prima della guerra in Ucraina, ha coinvolto proprio il suo interlocutore, ossia la "pressione" sui confini polacchi di migranti iracheni mandati là dal leader bielorusso Lukashenko. «Le migrazioni - spiega Mattarella - sono un fenomeno che la Polonia conosce bene, non solo per l’ospitalità offerta a milioni di profughi ucraini e questo è oggetto di grande ammirazione da parte dell’Italia, ma anche per quello che è avvenuto ai confini della Bielorussia. Tutto questo richiede, come noi sappiamo bene in Italia per la grande affluenza, in crescita dai Paesi africani e non solo, che venga affrontato il tema come problema dell’Unione Europea».

 

 

Quanto sia centrale il dossier africano, poi, Mattarella lo sottolinea anche affrontando l’ultima crisi bellica che si è scatenata nel continente: «Si stanno esercitando pressioni ed iniziative destabilizzanti. Quanto avviene in queste ore in Sudan è allarmante, l’azione della Wagner in tanti Paesi africani richiama grande allarme. Questo richiede un’azione dell’Ue attiva, protagonista, di un soggetto che si impegni fortemente su questi fronti». E non appare, quella del presidente della Repubblica, ostinazione verbale, ma una posizione di sostanza politica, essendo chiara la necessità di una reazione comunitaria. Questi punti, in una chiave simile, sono stati affrontati anche da Manfred Weber al Corriere della Sera. Weber è il leader del Ppe e sostanziale interlocutore di quell’alleanza tra popolari e conservatori che vede come altro cardine Giorgia Meloni. «Stiamo andando incontro ad un’altra grande crisi migratoria in Europa - dice Weber -. Ed è per questo che il Ppe sostiene pienamente il governo italiano nel dare priorità a questo tema a livello europeo. Abbiamo bisogno di azioni comuni e ci rammarichiamo molto del fatto che da parte della Commissione e degli Stati Ue non ci siano molta consapevolezza, né ascolto né molta azione verso un problema serio«. Dunque, anche in questo caso, si denuncia il nervo scoperto della mancanza di un’azione comunitaria.

 

 

Il punto, peraltro, è quello che più volte, anche su queste colonne, è stato rilevato. La strategia presentata a febbraio (e sulla cui messa in campo ci sarà un riaggiornamento a giugno. «Il piano è buono - osserva Weber - ma siamo in ritardo sull’attuazione». È poi arrivano parole inequivocabili: «A livello Ue la solidarietà non funziona. Ringrazio il governo italiano per il modo in cui accoglie i migranti e cerca di salvarli e aiutarli. Quando abbiamo un numero così alto di arrivi e il governo italiano cerca di gestire le cose in modo serio, gli altri Paesi come la Germania e la Francia devono aiutare». Nello specifico della protezione delle frontiere, se da un lato Weber annuncia che il Ppe presenterà un emendamento al bilancio per finanziare i muri ai confini, dall’altro riconosce la specificità dell’Italia (e indirettamente degli altri Paesi di approdo): «La frontiera marittima è estremamente complicata perché la priorità in mare è salvare vite umane ed è quello che stanno facendo le autorità e la Guardia costiera italiana. Insieme dobbiamo stabilizzare la rotta del Mediterraneo. Serve un piano europeo». E oggi, alla plenaria del Parlamento Ue, verrà anche inserito un punto che prevede dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sulla necessità di solidarietà europea e di salvare vite umane nel Mediterraneo, in particolare in Italia.

 

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