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Solo il 6% dei permessi di protezione speciale “trasformati” in lavoro: un fallimento

Dario Martini
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«Dal 2020 ad oggi meno del 6% dei permessi speciali rilasciati si sono trasformati in lavoro, regalando oltre 40mila persone all’illegalità e alle mangiatoie». A fornire i numeri del fallimento dell’istituto della protezione speciale è il vicepremier Matteo Salvini. Per l’esattezza, su 45.059 permessi di questo tipo rilasciati ai migranti sbarcati in Italia, coloro che hanno trovato un’occupazione sono 2.600. Ecco il motivo per cui secondo Salvini non ha senso insistere su questa strada. Il permesso di soggiorno per protezione speciale è stato introdotto dalla legge 132 del 2018. Fino ad allora si chiamava protezione umanitaria. Poi, nel 2020, durante il governo targato Pd-M5S, i presupposti per il suo rilascio sono stati ampliati notevolmente. Questa protezione spetta ai richiedenti asilo che non possono usufruire delle altre due forme d’asilo: lo status di rifugiato, che viene concesso a chi rischia la persecuzione per motivi sessuali, religiosi o etnici nel proprio Paese d’origine e la protezione sussidiaria per i cittadini di Paesi in guerra. Di fatto, si tratta di un permesso di soggiorno della durata di due anni, rinnovabile, che viene rilasciato al richiedente asilo che non possa ottenere o non abbia ancora ottenuto la protezione internazionale. La ratio originale era proprio quella di concedere all’immigrato un tempo sufficiente - in questo caso due anni - per trovare lavoro.

 

 

I numeri forniti da Salvini dimostrano che l’obiettivo non è stato centrato. «Accogliere chi scappa dalla guerra è sacrosanto, contrastare gli scafisti, trafficanti e malavitosi è altrettanto fondamentale per salvare vite - spiega il leader della Lega -. I numeri dicono che la protezione speciale inventata dal governo giallorosso non funziona». La stretta su questo tipo di permesso è contenuta in un maxi-emendamento al decreto Cutro all’esame del Senato. «Io sono il primo firmatario (insieme a Marco Lisei di FdI e Daisy Pirovano della Lega, ndr) perché con questa protezione speciale si aggiravano le norme - dice il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri -. Ad esempio se una persona dice che ha una malattia che non può curare nel suo Paese, io ti do ospitalità in Italia. Ma se quella persona ha il morbillo lo si può curare anche a Tunisi o al Cairo. Più chiaro di così». Gasparri spiega che oggi, o al massimo domani, il provvedimento dovrebbe essere approvato dall’Aula di Palazzo Madama.

 

 

Fino a ieri maggioranza e opposizione si sono date battaglia in commissione Affari costituzionali. Pd, M5S e Alleanza Verdi Sinistra hanno cercato in ogni modo di fare ostruzionismo presentando centinaia di emendamenti. «Se non si provvederà a riscriverlo, il decreto produrrà un unico effetto: aumenterà il numero di coloro che sono irregolari, con tutte le conseguenze negative che ciò comporta. Non abbiamo capito perché sarebbe un vantaggio nel nostro Paese far aumentare la presenza di irregolari», dichiara il senatore Andrea Giorgis, capogruppo del Pd in commissione. Per aggirare il tentativo di allungare i tempi a dismisura, il testo del provvedimento dovrebbe approdare oggi in Aula senza relatore. La maggioranza è sicura di riuscire così ad accorciare i tempi, anche perché il provvedimento dovrà essere approvato dalla Camera entro il 9 maggio. Solo a quel punto diventerà legge.

 

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