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Protezione speciale e migranti, protesta dei sindaci di sinistra contro Meloni

Pierpaolo La Rosa
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L’esame da parte del Senato del cosiddetto decreto legge Cutro entra nel vivo e, puntualmente, alcuni sindaci di centrosinistra provano a mettersi di traverso. Domani, infatti, l’Aula di palazzo Madama sarà impegnata prima con le questioni pregiudiziali di costituzionalità, poi con la discussione del provvedimento recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare, varato dal Consiglio dei ministri tenutosi lo scorso 9 marzo, a Cutro, in seguito al naufragio avvenuto il 26 febbraio, di fronte alle coste calabresi, con oltre 70 vittime accertate.

In un documento congiunto, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, quello di Milano, Beppe Sala, i primi cittadini di Napoli, Gaetano Manfredi, di Torino, Stefano Lo Russo, di Firenze, Dario Nardella, e di Bologna, Matteo Lepore, sferrano un attacco frontale al governo ed alle forze politiche che lo sostengono, mettendo sul banco degli imputati il subemendamento presentato dalla maggioranza al decreto, che introduce una stretta alla protezione speciale.

«Come sindaci, come amministratori, come cittadini che quotidianamente si impegnano nei territori per cercare di garantire le migliori risposte alle criticità che le nostre comunità esplicitano, siamo molto preoccupati per le proposte in discussione relative alle modifiche all'unico sistema di accoglienza migranti effettivamente pubblico, strutturato, non emergenziale che abbiamo in Italiasi legge nel testo - La preoccupazione delle città è massima a fronte di emendamenti proposti da alcuni partiti al decreto legge 591, dopo le tante evidenze a cui il nostro ordinamento ha dovuto porre rimedio in questi anni. Non bisogna ragionare in ottica emergenziale, ed è secondo noi sbagliato immaginare l'esclusione dei richiedenti asilo dal Sistema accoglienza integrazione (Sai), precludendo loro qualunque percorso di integrazione e una reale possibilità di inclusione ed emancipazione nelle nostre comunità. Non condividiamo la cancellazione della protezione speciale, misura presente in quasi tutti i Paesi dell'Europa occidentale, mentre circa il 50% dei migranti presenta vulnerabilità ed è in parte significativa costituito da nuclei familiari. Queste scelte, qualora adottate - concludono i sei sindaci non potrebbero che procurare infatti una costante lesione dei diritti individuali e innumerevoli difficoltà che le nostre comunità hanno già dovuto affrontare negli anni scorsi, a fronte di un importante aumento di cittadini stranieri condannati appunto all'invisibilità».

E mentre le opposizioni si preparano, nell’emiciclo di palazzo Madama, all’ostruzionismo, la maggioranza difende con convinzione la proposta di modifica depositata, parlando di una vera e propria svolta, di un cambio di passo nella gestione dei flussi migratori. «La protezione speciale a livello europeo non è prevista: l’hanno portata in Italia nel 2020 quelli del governo giallo-rosso. Dopo tre anni sono stati concessi più di 46 mila permessi, per cercare lavoro, e solo 2.600 sono stati convertiti in contratti, appena il 5%. Ha funzionato? Non mi pare proprio. È giusto toglierla o no? E senza togliere diritti a chi scappa dalla guerra», afferma il vicepremier, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, e leader della Lega, Matteo Salvini. Per il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, di Forza Italia, il primo firmatario del subemendamento, «un intervento legislativo che riveda le regole sulla protezione umanitaria è indispensabile e urgente. Basta polemiche strumentali sul tema». 

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