Migranti, Valerio Valenti commissario. E i sindaci Pd scatenano la protesta
È ufficiale: Valerio Valenti è il nuovo commissario delegato per lo stato di emergenza per i migranti. Il capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno è stato nominato nelle regioni Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia e delle Province autonome di Trento e di Bolzano. È quanto si legge nell'ordinanza numero 984 firmata del capo del Dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio.
Il 64enne Valenti, originario di Trapani, è stato anche prefetto per la provincia di Firenze, Trieste, Brindisi, Brescia, Commissario di Governo per la Provincia di Bolzano dal 2012 al 2014 e ha presieduto la Commissione di accesso per l'accertamento delle condizioni per lo scioglimento degli organi del Comune di Reggio Calabria.
L'ordinanza che nomina Valenti contiene le "prime disposizioni urgenti per fronteggiare, sul territorio delle regioni Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia e delle Province Autonome di Trento e di Bolzano, lo stato di emergenza in conseguenza dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso sul territorio nazionale attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo". Mancano però le quattro regioni a guida Pd, che non hanno firmato l'intesa.
Il Dl Cutro, con il governo che vuole cancellare la protezione speciale internazionale e rivedere l'intero sistema accoglienza degli immigrati, fa scatenare le opposizioni che protestano - nell'ennesima domenica di sbarchi - attraverso i sindaci, tutti di centrosinistra.
Domani la Commissione Affari Costituzionali del Senato si riunirà per la discussione sugli emendamenti presentati dal governo e quelli parlamentari al decreto varato dal governo dopo la strage sulle coste calabresi. Una discussione che però sarà per forza di cose contingentata: sul tavolo ci sono quasi 350 proposte di modifica depositate dalle opposizioni, oltre al subemendamento presento da FI, Lega e Fratelli d'Italia che stringe le maglie della protezione speciale e sulla convertibilità dei permessi di soggiorno in permessi di lavoro. E i 21 emendamenti che la Lega non ha ritirato, aspettando di vedere gli sviluppi. Con ogni probabilità la Commissione non riuscirà a completare il suo lavoro, il testo arriverà in Aula al Senato - dove è già fissata per le 16.30 la seduta - senza relatore e gli emendamenti dovranno essere ripresentati e votati a uno a uno. In base all'accordo della maggioranza a quel punto l'unico ad andare avanti dovrebbe essere l'emendamento firmato dai senatori Gasparri, Pirovano e Lisei su cui anche la premier Meloni, ieri dall'Etiopia, ha dato il suo benestare.
In un documento congiunto i primi cittadini di Roma Roberto Gualtieri, di Milano Beppe Sala, di Napoli Gaetano Manfredi, di Torino Stefano Lo Russo, di Bologna Matteo Lepore, di Firenze Dario Nardella, scrivono che "la preoccupazione delle città è massima. Secondo noi è sbagliato immaginare l'esclusione dei richiedenti asilo dal Sai, precludendo loro qualunque percorso di integrazione e una reale possibilità di inclusione ed emancipazione nelle nostre comunità" e "non condividiamo la cancellazione della protezione speciale, misura presente in quasi tutti i paesi dell'Europa occidentale".