Pnrr, sondaggio Pagnoncelli sul Piano: a cosa non credono gli italiani
Il Pnrr sarà un flop di proporzioni epiche? Il timore c’è. Nando Pagnoncelli, presidente dell’istituto Ipsos, in un articolo per il “Corriere della Sera”, ha rivelato che gli italiani sono molto scettici sulla straordinaria opportunità per l’Italia di spendere i circa 200 miliardi dell’UE al fine di risolvere problemi strutturali e avviare riforme profonde. Partiamo da un dato sconcertante: solo il 12% degli intervistati conosce il piano in modo approfondito, il 44% in parte, il 28% ne ha sentito parlare e il 16% lo ignora completamente. Il sondaggio conferma che delle sei milstone del Pnrr, quella che sta più a cuore agli italiani riguarda la salute (citata dal 50%): “C’è l’aspettativa di un rafforzamento della rete territoriale di medicina e dell’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del Servizio sanitario nazionale”.
Un risultato prevedibile dopo il trauma della pandemia da Covid. Pagnoncelli sottolinea: “Non a caso, sia pure con accentuazioni diverse, questa missione rappresenta la priorità per tutti, indipendentemente dalle caratteristiche socio-demografiche, dall’orientamento di voto e dal livello di conoscenza del Pnrr”.
Dopo la sanità, interessano la rivoluzione verde e la transizione ecologica (27%), l’istruzione e la ricerca scientifica (24%), l’inclusione e la coesione sociale e territoriale (20%), le infrastrutture per una mobilità sostenibile (19%) e infine la digitalizzazione, l’innovazione, la competitività e la cultura (14%). Numeri relativi di fronte al diffuso, ma non sorprendente, scetticismo sulla realizzazione del Pnrr: “Un italiano su due esprime poca (36%) o nessuna (13%) fiducia in proposito, contro solamente uno su tre che ne ha molta (4%) o abbastanza (31%).
Una quota esigua (3%) prevede che verrà realizzato oltre il 90% dei progetti contenuti nel piano, mentre la maggioranza relativa (36%) è convinta che non arriveremo al 60%”. I motivi? Per il 27% delle persone sondate, l’Italia non è in grado di mettere a terra i progetti, per il 21% è colpa dell’incapacità del governo Meloni, per il 13% gli inadatti sono i comuni e i sindaci e per il 12% la politica non avrà mai il coraggio di fare riforme necessarie, ma impopolari.