Insulti

Calenda attacca, Renzi lo ammutolisce: “Accuse in stile grillino”

Christian Campigli

Un partito morto, prima ancora di esser nato. Un progetto che avrebbe dato una casa a chi non si riconosce né nella destra governativa né, tantomeno, nell'opposizione di sinistra. Uno spettacolo che, giorno dopo giorno, sta diventando di un livello davvero misero. Lo scontro di accuse tra Matteo Renzi e Carlo Calenda assomiglia sempre più ad un'infuocata riunione di condominio piuttosto che a uno scambio di opinioni tra due dei più importanti politici italiani. “In queste ore Carlo Calenda sta continuando ad attaccarmi sul piano personale, con le stesse critiche che da mesi usano i giustizialisti. Sono post e tweet tipici dei grillini, non dei liberal democratici”. Parole chiare, nette, quelle messe nere su bianco dal nativo di Rignano nella sua Enews. “Tuttavia io non replico. Se sono un mostro oggi, lo ero anche sei mesi fa quando c’era bisogno del simbolo di Italia Viva per presentare le liste. Se sono un mostro oggi, lo ero anche quando ho sostenuto Calenda come leader del Terzo Polo, come sindaco di Roma, come membro del Parlamento europeo. O addirittura quando l’ho nominato viceministro, ambasciatore, ministro – continua l'ex sindaco di Firenze -. Sul garantismo di chi paragona un avviso di garanzia a una condanna non ho nulla da aggiungere. Sull’arte politica di chi distrugge un progetto comune per la propria ira non ho nulla da aggiungere. Sulla serietà di chi attacca le persone per non confrontarsi sulle idee non ho nulla da aggiungere”.

 

  

 

Calenda però non pare avere alcuna intenzione di abbassare i toni. E, al contrario, su Twitter getta altra benzina sul fuoco, in uno scontro che ha ampiamente superato i toni del normale confronto dialettico. “Nella vita professionale non ho mai ricevuto avvisi di garanzia o rinvii a giudizio o condanne pur avendo ruoli di responsabilità. Non ho accettato soldi a titolo personale da nessuno, tanto meno da dittatori e autocrati stranieri. A Bonifazi che mi accusa di assenze. È una classifica fatta su venticinque giorni di voti già superata. Quando non ero in Senato ero a fare iniziative sul territorio per Azione e Iv. Non ero a Miami con il genero di Trump o in Arabia a prendere soldi dall’assassino di Khashoggi”.