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Terzo Polo, la rottura è a lungo termine. Calenda gela tutti: “Divisi alle elezioni europee”

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Il giorno dopo non solo conferma la rottura tra Carlo Calenda e Matteo Renzi. Ma la cristallizza nel tempo. E a farlo è il leader di Azione: «Alle europee andremo divisi», dice in a Oggi è un altro giorno. Parole che aumentano la preoccupazione di alcuni, sia in Italia Viva che Azione, per lo strappo e il fallimento del progetto del Terzo Polo. «Andare divisi alle europee sarebbe una follia», lo sfogo di un parlamentare centrista all’Adnkronos. La soglia di sbarramento del 4%, sondaggi attuali alla mano, sembra difficilmente superabile per i due partiti se corressero da soli. Ed è per questo che c’è chi auspica, posate le polveri della rottura, si possa gradualmente nei prossimi mesi recuperare un rapporto. Del resto, si spiega, i rapporti tra i parlamentari di Iv e Azione nei gruppi di Camera e Senato - «al netto di qualche pasdaran» - sarebbero più che positivi, di certo «migliori di quelli tra i due», intesi come Calenda e Renzi. 

 

 

Ettore Rosato e Elena Bonetti per Iv come Maria Stella Gelmini e Enrico Costa per Azione avrebbero provato fino all’ultimo a chiudere l’accordo. Ma le cose sono andate diversamente. Niente accordo e scambio di accuse reciproche su chi, tra Calenda e Renzi, abbia fatto saltare il partito unico. Un botta e risposta che è andato avanti anche oggi. «Noi avevamo preso un impegno» dopo le politiche «di fare un partito insieme ma arrivati al dunque, Renzi ha detto no», ha ribadito Calenda. Il leader di Italia Viva dà una versione opposta dei fatti: «Non c’è nessun elemento per rompere, Carlo ci ha fatto sapere via stampa che il partito unico era morto, inutile rinfacciarsi le responsabilità, mi spiace solo che non ci sia stato un motivo politico». Renzi guarda al futuro, annuncia che tornerà «in giro per l’Italia. Ci sarà da far partire il Riformista, c’è da riorganizzare Italia Viva». E osserva: «Lavoro per costruire quella che è un’esigenza dell’Italia, lo spazio politico contro i populismi e i sovranisti c’è, anche se non c’è più Calenda».

 

 

Nel pomeriggio poi Italia Viva pubblica un decalogo delle ’10 fake news’ sulla rottura dalla questione dei soldi a quella della direzione de Il Riformista. L’unica cosa su cui concordano Calenda e Renzi è quella di mantenere uniti i gruppi parlamentari. Una questione di numeri. Sia per i finanziamenti che altrimenti si perderebbero, sia perché attualmente né Azione né Iv hanno i numeri necessari per costituire gruppi autonomi. Raffaella Paita, presidente dei senatori, è tra chi spinge per una ricomposizione: «Guardando al futuro, dal momento che i gruppi rimangono uniti, non è escluso un ripensamento. Mi auguro che per le elezioni europee si riuniscano tutte le operazioni riconducibili al riformismo, per sfidare i populismi di destra e sinistra». Stesso auspicio di Rosato: va ricostruito un rapporto di fiducia per «il comune obiettivo delle elezioni europee. Non avrebbe senso presentarsi con due partiti di Renew Europe che dicono le stesse cose, hanno le stesse caratteristiche e si distinguono solo per il loro simbolo elettorale. C’è bisogno di un’operazione che ci metta insieme». In linea anche Elena Bonetti e da Azione, Osvaldo Napoli: «Non arrendiamoci, uno spazio riformista serve più di prima». Ma i leader sono al punto di rottura.

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