ricovero d'urgenza

Ricoverato al San Raffaele di Milano, ore di ansia per Berlusconi in terapia intensiva

Pietro De Leo

Di nuovo gli occhi di tutta Italia puntati sull’ospedale San Raffaele di Milano. Lì, ieri mattina, è arrivato Silvio Berlusconi, dopo aver lasciato la struttura qualche giorno fa. I giorni immediatamente successivi alle dimissioni dalla struttura lo avevano mostrato di nuovo pienamente attivo e partecipe al dibattito politico, tra ringraziamenti social per gli auguri ricevuti, un video per la campagna elettorale in Friuli e una tornata di nomine in Forza Italia. Ieri, invece, un altro ricovero, in terapia intensiva toracico-vascolare. Rumors parlano di un affaticamento respiratorio che ha reso necessaria l’ospedalizzazione. Si rincorrono voci di un bollettino serale, che però non ci sarà, e quel che filtra è di condizioni stabili del leader Forza Italia, che è rimasto vigile. A sera, un’indiscrezione dell’Adnkronos parlerà di una situazione stazionaria.

L’ex Presidente del Consiglio è stato sottoposto a tac e a esami del sangue. Il sospetto maturato sin dall’inizio, poi confermato, è che si trattasse dell’infezione già trattata nel precedente ricovero, evidentemente non completamente superata. Si tratterebbe, dunque, di una ricaduta. A sera, la doccia fredda con l’apertura di Dagospia: «Silvio Berlusconi è in gravissime condizioni: ha una polmonite bilaterale acuta che gli causa crisi respiratorie». Notizia che però, almeno fin quando scriviamo, non viene confermata. Intanto, ieri, è stata fissata massima riservatezza sui contatti, tanto che gli unici a poter accedere attorno a lui sono stati i figli, la compagna Marta Fascina, il fratello Paolo. E suonano più tranquillizzanti le parole di quest’ultimo, intercettato dai giornalisti, poco prima di cena, all’uscita dall’Ospedale (dunque dopo Dagospia): «È stabile, è una roccia, ce la farà anche stavolta», dice del leader azzurro. «Il suo umore? Il nostro è buono». La solidarietà del quadro politico è arrivata, minuto dopo minuto, attraverso dichiarazioni di esponenti a tutti i livelli.

  

 

 

 

E ancora una volta si scrive un capitolo della storia comune italiana attorno alle condizioni di salute di un leader che della sua portata fisica ha fatto un punto qualificante del suo messaggio politico diretto all’immaginario collettivo. E le sue cadute fisiche, in un impegno totalizzante fatto di ritmi di lavoro giganteschi, bagni di folla, comizi fiume costituiscono pagine importanti di questo racconto. Sin dalla fase iniziale del suo percorso politico. Era il 1997, e a Milano si svolge una grande manifestazione del centrodestra contro le politiche fiscali del primo governo Prodi. Intervengono tutti i leader dell’allora Polo delle Libertà. Berlusconi, anni dopo, ebbe a raccontare: «Ero sul palco, ma parlavo con la morte nel cuore. La mattina dopo dovevo entrare in sala operatoria, non riuscivo a non pensarci, temevo che il male fosse incurabile». Il male in questione era un tumore alla prostata. A volte le cadute fisiche si intrecciano con il gesto politico. È il caso, ad esempio, dei malori. 2006, a Montecatini, quando sviene in diretta comiziando ad una kermesse dei «Circoli del Buongoverno». Si temette il peggio, e ne seguì un’operazione a Cleveland dove gli venne impiantato un pacemaker. Oppure nel 2016, dopo alcuni impegni elettorali per le comunali a Roma. Rientrando in aereo a Milano si sentì male, fu portato di corsa al San Raffaele e fu operato a cuore aperto. Una volta, però, il ricovero fu indotto da un’aggressione: era quasi Natale 2009, quando uno squilibrato gli scagliò contro, in Piazza Duomo a Milano, una statuetta di ferro, colpendolo in pieno volto.

Arriviamo poi agli ultimi capitoli. Era il 2020, e il Covid lo colpì d’estate, dopo mesi di isolamento in Francia. Anche lì, la corsa al San Raffaele. Uscendo, parlando con i giornalisti, quasi si vantò della carica virale altissima che aveva registrato, per poi sconfiggere il virus. Ne seguì una lunga convalescenza. Nel 2022, nuova degenza, per un’infezione del tratto urinario, nelle settimane in cui fervevano le trattative per l’elezione del Presidente della Repubblica. Racconti e aneddoti che vedono sempre al suo fianco il medico di fiducia Alberto Zangrillo, anche lui figura di primo piano dell’epica berlusconiana. Dove anche il quadro clinico del leader è un soggetto politico.