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Migranti, Italia costretta a fare da sola: piano rimpatri e più posti

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Dario Martini
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 L’emergenza migranti è stato uno dei temi affrontati venerdì tra Giorgia Meloni e Sergio Mattarella nell’incontro al Quirinale. Il governo sa che non può aspettare che laUe si muova. Il patto europeo sull’immigrazione a cui sta lavorando il presidente del Consiglio ha tempi lunghi affinché possa diventare realtà, date le tradizionali resistenze degli altri Stati. Bisogna quindi trovare soluzioni nuove e immediate. Domani è previsto un vertice a Palazzo Chigi tra il premier e alcuni ministri.

Sicuramente ci sarà Matteo Piantedosi (Interno), ma dovrebbero partecipare anche Guido Crosetto (Difesa), Matteo Salvini (Trasporti e Infrastrutture) e Antonio Tajani (Esteri). Sono tre le direttrici su cui ci si muoverà: aumentare i rimpatri, creare più posti nei centri d’accoglienza temporanea ormai saturi e rafforzare la pressione diplomatica sulla Tunisia, uno dei due Paesi, insieme alla Libia, da dove salpa il maggior numero dei barconi.

 

Partiamo dai numeri. In base ai dati aggiornati dal Viminale al 31 marzo scorso, sono 111.928 i migranti che si trovano nelle strutture italiane: 77.089 nei centri d’accoglienza, 33.817 nei centri Sai (l’accoglienza integrata gestita dagli enti locali) e 1.022 negli hotspot (principalmente quello di Lampedusa). Mentre i prefetti stanno cercando di trovare nuovi posti sul territorio, da hotel dismessi e immobili sfitti, il ministero dell’Interno sta studiando l’apertura di nuovi Cpr, i Centri di permanenza peri rimpatri, dove si trovano gli immigrati irregolari. Attualmente sono nove, di cui uno a Roma (Ponte Galeria), due in Sicilia, due in Puglia e uno in Piemonte, Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Basilicata. Il Viminale vorrebbe arrivare a venti. Se da un lato si punta ad aumentare i posti disponibili, dall’altro sivuole incrementare i ritorni nei paesi d’origine.

 

Tecnicamente si parla di «rimpatri forzati accompagnati». Il ministro Piantedosi ci sta lavorando da alcuni mesi e ne ha parlato pure in Europa: «Un’operazione di ritorno che sia associata a progettualità di reintegrazione, anche in caso di rimpatri forzati, può infatti agevolare la collaborazione dello straniero, stimolare i Paesi terzi di provenienza a rafforzare la cooperazione e concorrere a contrastare le cause profonde dell’immigrazione», ha spiegato. Si punta ad arrivare almeno 50 rimpatri al giorno. Per riuscirci è al vaglio anche l’ipotesi di un incentivo, sotto forma di contributo economico, al migrante che accetta di buon grado di essere rimpatriato. Inoltre, Tajani ha spiegato che «i Paesi virtuosi che faranno accordi con noi, che riprenderanno gli irregolari e faranno azione di presentazione dei rischi che si corrono, avranno una quota maggiore di migranti regolari che potranno lavorare in Italia».

 

Nelle ultime settimane la Difesa ha già dato il suo contributo con mezzi aerei per svuotare l’hotspot di Lampedusa. L’apporto garantito dell’Aeronautica militare sarà implementato. Mentre si intensificherà la pressione sulla Tunisia affinché argini le partenze. Piantedosi volerà in Tunisia a fine aprile. La collaborazione dovrebbe riguardare addestramento di uomini, fornitura di mezzi e aiuti finanziari.

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