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Emergenza migranti, l'annuncio di Wanda Ferro: decidiamo noi chi entra
È stato un fine settimana complesso sul fronte degli sbarchi. Il Tempo traccia un quadro della situazione con Wanda Ferro, deputata di Forza Italia e sottosegretaria all’Interno.
Onorevole Ferro, si è riaperto il fronte Ong. È scattato il fermo per la nave «Louise Michel» di Bansky e la Guardia Costiera ha sottolineato come spesso l’attività delle Ong faccia da intralcio ai soccorsi delle autorità italiane. Queste organizzazioni sono un problema nel Mediterraneo?
«Le navi delle Ong non possono pensare di operare in totale autonomia, senza coordinarsi con l’autorità nazionale e addirittura intralciando il lavoro delle nostre unità militari che lavorano incessantemente per mettere in salvo le vite di decine di migliaia di migranti. Non entro nel merito della vicenda specifica, ma le navi delle Ong devono rispettare le regole. Quando effettuano un salvataggio, devono portare i naufraghi nel porto indicato come più sicuro, e non restare in mare per trasbordare migranti fino a raggiungere il pieno carico, comportandosi a tutti gli effetti come dei traghetti. È indiscutibile che questo incentivi le organizzazioni di trafficanti a mettere in mare delle imbarcazioni sempre più precarie e inadatte ad affrontare la traversata del Mediterraneo, con grave rischio per la vita delle persone a bordo».
C’è un critico eccellente alla normativa approvata dal governo per contrastare gli sbarchi, ed è l’ex sottosegretario, già capo della Polizia, Franco Gabrielli. Dice: «È inutile prendersela con gli scafisti che sono gli "sfigati" della filiera». Come rispondere a questo argomento?
«Mi sembra una lettura un po’ superficiale, che mi stupisce, anche considerato il ruolo che Gabrielli ha avuto negli anni passati, in cui non mi pare ci sia stata una azione particolarmente incisiva contro l’immigrazione clandestina. Altro che sfigati. Parliamo di quei criminali che hanno causato la strage di Cutro, dopo avere intascato più di un milione di euro. Parliamo di quei criminali che non esitano a gettare in mare i migranti per salvare se stessi. È ovvio che non pensiamo solo a colpire chi si mette al timone dei barconi, ma stroncare le organizzazioni che gestiscono il traffico di migranti intervenendo, anche con l’attività di intelligence, già nella fase dell’organizzazione dei viaggi nei paesi sub-sahariani. Si parte dallo scafista per arrivare a chi organizza i viaggi».
La situazione in Tunisia che prefigura uno scenario molto critico. Cosa dobbiamo aspettarci?
«Il presidente Meloni ha sollevato da mesi il problema della crisi finanziaria della Tunisia, che sta provocando una forte pressione migratoria verso l’Italia e verso gli altri paesi europei, che rischia di aggravarsi. Una questione di importanza strategica, su cui dopo l’incontro con la premier c’è stata la convergenza del presidente francese Macron, che ha condiviso la necessità di agire insieme per sostenere un paese al collasso, con aiuti concreti e immediati anche dall’UE oltre che da parte del Fmi. Dobbiamo realizzare una soluzione a lungo termine, quello che definiamo il “piano Mattei” per aiutare lo sviluppo dei paesi africani e affermare il diritto di quei popoli a non emigrare».
Nello scorso consiglio europeo è stato deciso una sorta di «riaggiornamento» a giugno degli obiettivi fissati a febbraio. Con questo trend di arrivi non rischia di essere troppo poco?
«Un tema tanto complesso non può risolversi con uno schiocco di dita, va approfondito e affrontato con attenzione. L’Italia non può essere lasciata da sola nella gestione dell'immigrazione irregolare. Rispetto al passato l’Europa ha cambiato passo, prendendo atto della necessità di affrontare il tema in maniera strutturale e condivisa, anche perché l’Italia è il luogo di approdo di flussi migratori economici che sono diretti verso il nord Europa. Ora è a tutti evidente che il modo migliore per controllare i movimenti secondari di migranti irregolari è ridurre i movimenti primari, e quindi bloccare le partenze».
La comandante della nave di Bansky è Pia Klemp, già idealmente affiancata a Karola Rackete. C’è secondo lei anche un velo ideologico intorno all’attività delle Ong?
«Altro che velo: la connotazione ideologica è marcata, basti ricordare la stessa Pia Klemp che saluta con il pugno chiuso, che definisce il salvataggio in mare non come un’azione umanitaria ma come una forma di lotta antifascista. Questo non significa però che ci sia una volontà del governo di contrastare l’attività delle ong per ragioni politiche. Chi si trova in difficoltà in mare deve sempre essere salvato. Chiariamo: sono la nostra Guardia Costiera e la nostra Guardia di Finanza a soccorrere la maggior parte dei migranti; dare regole alle ong non significa ostacolare i salvataggi. Ma è innegabile che dietro l’attività delle Ong ci sia una visione politica che nega i confini e afferma il diritto indiscriminato a migrare. Una visione che viene affermata facendo la spola tra Italia e Nord Africa per traghettare migliaia di migranti clandestini. Ma non possono essere né gli scafisti né le ong a decidere chi può entrare in Italia. Gli arrivi indiscriminati mettono in crisi il sistema dell’accoglienza, mentre noi vogliamo garantire ingressi legali e sicuri, sia garantendo il diritto di asilo attraverso i corridoi umanitari, sia attraverso i decreti flussi per garantire la dignità del lavoro a chi in Italia può costruirsi un futuro. Per oltre 82mila persone oggi (ieri n.d.r) è scattato il click day. Purtroppo fino ad oggi la solidarietà si è fermata alla banchina dei porti, mentre c’è stato un totale disinteresse verso il destino di queste persone, per le quali non c’è stata nessuna integrazione ma un destino di povertà assoluta, di sfruttamento, di illegalità. Le nostre strutture di accoglienza sono al collasso, a Lampedusa ci sono più di 1600 ospiti rispetto ad una capienza di 400, molti bambini sono senza scarpe e con vestiti leggerissimi.È questa l’umanità di cui parla la sinistra?».