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Consiglio europeo, disgelo tra Macron e Giorgia Meloni: "Collaboriamo su migranti e Tunisia"

Pietro De Leo
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Una centralità italiana recuperata, le priorità d’agenda stabilite. Il percorso è lungo, ma questa due giorni europea di Giorgia Meloni segna alcuni punti nel block notes politico non certo trascurabili. Il primo è senz’altro sul dossier migratorio.

Tema da monitorare, perché l’incaglio comunitario è un dato oggettivo, ma la fissazione di un monitoraggio a giugno sull’avanzamento degli obiettivi fissati nel consiglio europeo di febbraio è il segno di una capacità di incidere sull’agenda. Poi certo, al cambiamento di metodo dovrà agganciarsi quello sul merito delle decisioni in campo europeo, e fra due mesi e mezzo si vedrà il senso di tutto questo. «Lavoriamo alla concretezza dei risultati – ha detto ieri Meloni - che mi sembrano buoni e dimostrano la buona fede nell’affrontare questa materia».

Anche perché, sul piano migranti, i fattori di criticità si moltiplicano. La tragedia di Cutro ha posto l’accento sul quadrante Est. E pende sul nostro futuro la situazione della Tunisia, flagellata da una pesante crisi economica. In quel Paese, ha detto ancora la premier, «ci sarà una missione a livello di ministri degli Esteri, ce ne sono diverse che in questo momento si stanno muovendo, e ne sono contenta perché io ho posto il tema della Tunisia, forse non tutti sono consapevoli dei rischi che si stanno correndo» nella situazione specifica, «c’è la necessità di sostenere la stabilità di una nazione che ha forti problemi finanziari e se non dovessimo affrontare quei problemi rischia di scatenare un’ondata migratoria senza precedenti».

Dunque «c’è molto impegno su questo, ne ho parlato anche con il Commissario Gentiloni, serve un lavoro diplomatico per stabilizzare finanziariamente questa regione». La via è quella «di altri investimenti, soprattutto strutturali» e anche «finanziari». L’altro punto rilevante, poi, è stato il bilaterale con il Presidente francese Emmanuel Macron. Un incontro giunto dopo mesi di tensioni, soprattutto rispetto al dossier migratorio. E un riallaccio del dialogo che si colloca nella complessità di un contesto che vede un nuovo impasse sull’asse franco tedesco, laddove lo scatto in avanti di Berlino sul fronte energetico mortifica le aspettative sia dell’Italia che della Francia. La Germania, infatti, da un lato ha svolto uno scatto in avanti nella normativa dei motori endotermici per quanto riguarda l’inclusione degli e-fuel, abbandonando l’Italia che vorrebbe comprendere anche i biocarburanti. E si è opposta all’inserimento del nucleare verde nella tassonomia Ue, obiettivo cui invece punta Parigi. A proposito del nucleare, Giorgia Meloni ha affermato: «Condivido la posizione sulla neutralità tecnologica, quindi sì, penso che tutte le tecnologie che possono garantire gli obiettivi dell'Unione europea si è data debbano essere riconosciute, indipendentemente dalla scelta italiana in tema di nucleare. Ma se le altre nazioni vogliono utilizzare una tecnologia che rispetta determinati target secondo me è giusto che lo possano fare». In questo scenario, nonostante le parole pronunciate alcuni giorni fa dal vice presidente della Commissione Timmermans, «la partita sui biocarburanti non è affatto persa, intanto è vinta la partita sulla neutralità tecnologica, che è la condizione per riconoscere i biocarburanti. Mi sembra che il principio sia: fermo restando i target, che noi siamo pronti a centrare, poi quali siano le tecnologia da usare non deve essere un dogma che deve essere imposto. Noi stiamo dimostrando come i biocarburanti rispettano le emissioni zero. Penso che anche lì le cose stiano andando bene».

Non solo di questo si è parlato con Macron: «Anche di scenario sulla situazione sicuramente complessa sul piano geopolitico che tutti quanti viviamo. Mi pare che ci sia voglia di collaborare su materie che sono di importanza strategica, sicuramente per l'Italia e per la Francia e penso alla questione migratoria sulla quale trovo una grande disponibilità ad affrontare la questione in modo strutturale da parte del presidente Macron». «Mi pare ci fosse un clima molto produttivo - ha aggiunto - molto favorevole, e questo può essere sicuramente utile per affrontare le sfide comuni. Sono soddisfatta di questo bilaterale come degli altri bilaterali che ho avuto in queste ore con il primo ministro portoghese, quello greco».

Nel contesto dell’attività internazionale, poi, è arrivato anche un riconoscimento all’impegno italiano dall’inner circle del presidente ucraino Zelensky. Il capo dell’ufficio presidenziale, Andriy Yerkman, ha twittato un brano del discorso alla Camera in cui Giorgia Meloni sostiene la necessità del sostegno militare al paese invaso dalla Russia. «Grazie per il suo incrollabile supporto all’Ucraina, grazie ancora per aver compreso l’essenza di questa guerra e aver detto la verità a riguardo». Di «spiegazioni brillanti agli europei che continuano a umiliare l’Europa chiedendo di non aiutare l’Ucraina» ha parlato anche Miykahilo Podolyak, consigliere di Zelensky.

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