Meloni-Macron, l'ora del disgelo. E la premier a Bruxelles incassa il cambio di passo sui migranti
Si dice soddisfatta la premier Meloni al termine della due giorni di vertice a Bruxelles. Il Consiglio è andato fin troppo liscio rispetto ai precedenti summit dei Ventisette. Temi importanti, che forgiano la politica industriale ed economica europea, ma che non hanno sollevato nessuna grande divisione. Per l'Italia il vertice ha confermato il "cambio di passo" sulla migrazione, con il richiamo alle conclusioni di febbraio e l'impegno di una verifica a giugno sulle azioni intraprese, e "il fatto che oggi rimane una priorità nei grandi obiettivi dell'Unione europea". La trasferta a Bruxelles, tuttavia, è stata l'occasione per la premier per cercare una sponda con la Francia di Macron nel tentativo di essere più incisiva nella partita dei dossier europei.
Utero in affitto, cosa pensano davvero gli italiani: sinistra in tilt
La politica Ue si fa con Parigi e Berlino, senza di essi difficile ottenere qualcosa. Si spiega così il riavvicinamento dell'Italia dopo i dissidi sulla vicenda della Ocean Viking e la stoccata sul mancato invito all'Eliseo nell'incontro con Scholz e Zelensky. Acqua passata. Nel lungo faccia a faccia consumato nell'hotel Amigo, al centro di Bruxelles, dove sono soliti alloggiare i leader italiani e francesi, sono stati messi sul tavolo i temi della migrazione, della cooperazione industriale, nel contesto geopolitico. Con Meloni "c'è stata una discussione molto buona" e "c'è volontà di agire insieme", ha affermato il presidente francese. "C'è voglia di collaborare", gli ha fatto eco la premier nel punto stampa a Palazzo Europa. Il convitato di pietra è stato il rischio di un collasso della Tunisia, con la conseguente ondata di migranti verso l'Italia e il resto d'Europa - Meloni ha parlato di 900mila possibili arrivi e una situazione fuori controllo in estate.
Video su questo argomento“Antifascisti non sono italiani?". Meloni zittisce la sinistra | GUARDA
Lunedì sarà a Tunisi il commissario europeo, Paolo Gentiloni, per provare a convincere il presidente tunisino ad accettare le riforme richieste dal Fondo monetario internazionale per concedere i prestiti necessari ad evitare il tracollo economico. Il mese prossimo sarà la volta di una missione congiunta Francia-Italia a livello di ministri dell'Interno, assieme alla commissaria Ue agli Affari interni, per trattare con il governo tunisino sulla lotta ai trafficanti e la gestione dei flussi. Da parte sua, l'inquilina di Palazzo Chigi sostiene la causa francese di vedersi riconoscere il nucleare, la sua fonte principale di approvvigionamento, come tecnologia in grado di raggiungere gli obiettivi climatici e dunque possibile beneficiaria di sussidi. "Condivido la posizione della neutralità tecnologica" anche del nucleare, indipendentemente da quello che i singoli Stati intendono fare con quella tecnologia, ha rimarcato.
Video su questo argomento"Italia soddisfatta dei risultati". Meloni smonta le balle della sinistra | VIDEO
Anche sulle questioni economiche, come lo scorporo degli investimenti strategici dalla spesa corrente che l'Italia vorrebbe inserito nel Patto di Stabilità, l'allineamento con la Francia è ampio, riferisce la premier Meloni. Perché, è la tesi, se l'Ue decide che "la strategia è la doppia transizione" e "il sostegno all'Ucraina, poi bisogna immaginare regole che sostengano quelle scelte". Sul fronte del nuovo trattato del Mes, il Fondo Salva-Stati, l'Italia rimane isolata. Il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, ha ricordato all'arrivo dell'Eurosummit, l'importanza di dare il via libera al nuovo strumento, a cui manca solo l'ok dell'Italia. Un via libera essenziale in questa fase di incertezza bancaria, "perché questo svolgerà un ruolo prezioso nel modo in cui possiamo rafforzare la nostra Unione bancaria per tutti". "Come e quando" la ratifica "accadrà sarà una questione di competenza del Parlamento italiano e, ovviamente, del governo italiano, e non vediamo l'ora di collaborare e lavorare con loro in ogni modo possibile", sottolinea il ministro irlandese. Parole che non sono bastate a dissolvere lo scetticismo della premier sul tema. "Credo che la materia non vada discussa a monte, ma va discussa a valle e nel contesto nel quale opera", ha spiegato, facendo riferimento alla governance e "ad altri strumenti che sono anche più efficaci nell'attuale contesto" come "l'Unione bancaria".