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Opposizioni divise sulla guerra: quattro partiti, quattro soluzioni diverse

Edoardo Romagnoli
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Al primo banco di prova cade l’intesa fra le opposizioni. Una divisione anche plastica con Conte impegnato a Roma nella protesta degli «esodati del superbonus», mentre la Schlein a Milano alla protesta delle associazioni Lgbtq+. Il governo si «impegni a sospendere la fornitura nazionale di equipaggiamento militare e a porre in Consiglio la necessità di interrompere anche il ricorso all’European Peace Facility a questo fine» si legge nella risoluzione che l’Alleanza Verdi-Sinistra italiana ha depositato ieri in Aula prima della comunicazione del presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo il 23-24 marzo.

Una posizione diversa da quella degli alleati del Partito democratico che invece ha proposto di «continuare ad assicurare il pieno sostegno, con tutte le forme di assistenza necessarie, al popolo e alle istituzioni ucraine». Nella risoluzione i dem chiedono di «sostenere un ulteriore rafforzamento da parte dell’Unione europea della pressione collettiva sulla Russia, isolandola, affinché ponga fine ai combattimenti e si ritiri dal territorio ucraino». Non solo, i dem nel documento hanno chiesto di: «favorire attivamente un consistente sforzo politico e diplomatico unitario da parte dell’Unione, per il raggiungimento di una pace giusta e duratura, basata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina».

Una soluzione cerchiobottista che permette al partito della Schlein di non scontentare la base «pacifista» senza andare contro la politica «atlantista». Una posizione resa possibile dal fatto che ieri in Senato non si votava l’invio di un nuovo pacchetto di armi, ma un documento di indirizzo «generico» per il governo in vista del Consiglio europeo. In pratica il Pd vorrebbe la pace, ma senza invio di nuove armi. Posizione diversa da quella del Movimento 5 Stelle che ribadisce la sua linea su Kiev.

Il governo, si legge nella proposta dei pentastellati, «a profondere il massimo sforzo sul piano diplomatico per l’immediata cessazione delle operazioni belliche con iniziativa multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare, portando il nostro Paese a farsi capofila di un percorso di soluzione negoziale del conflitto che non lo impegni in ulteriori forniture di materiali di armamento». Anche qui, come per l’Alleanza Verdi-Sinistra italiana, si chiede un percorso che porti alla pace senza però l’invio di nuove armi.

Ancora diversa la posizione del Terzo Polo che invece ha ribadito, dalla viva voce del leader Calenda, che l’unica soluzione per l’Ucraina è «andare avanti a sostenere gli ucraini finché la Russia non accetterà di sedersi a un tavolo di trattative». Per riassumere: non c’è pace senza arm. Il senato ha approvato anche alcune parti della risoluzione del Terzo Polo, sulle quali il governo ha dato parere favorevole. Sono risultate invece precluse le risoluzioni di Pd, M5S e Avs sulle quali l’esecutivo ha dato parere negativo.

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