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Giorgia Meloni, in Europa per difendere l'Italia: "Non faremo come Conte"

Edoardo Romagnoli
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Migranti, Ucraina, energia e mercato unico. Sono i temi che saranno sul tavolo del Consiglio europeo il 23 e 24 marzo e su cui la premier Giorgia Meloni, ieri in Senato, ha presentato la posizione del governo. Si parte con i migranti. Qui la soluzione proposta dall’Italia si articola in quattro punti: fermare le partenze, collaborare con i Paesi d’origine, aumentare i rimpatri e regolamentare i flussi di immigrazione legale verso l’Europa. L’esecutivo non ha dubbi: pugno duro con i trafficanti di essere umani. «Siamo di fronte a organizzazioni criminali che lucrano sulla pelle dei migranti» ha detto Meloni in Aula. Poi la premier ha spiegato il motivo per cui non andrà in Europa a proporre il decreto flussi europei: «Vi segnalo che gli altri stati membri i flussi ce li hanno, è l’Italia che li ha azzerati perché le quote sono coperte da chi entra illegalmente. Noi riapriamo i flussi, li immaginiamo triennali, diamo una prospettiva e lavoriamo con i paesi africani».

 

Sui migranti le opposizioni continuano ad accusare il governo, tornando nuovamente sul naufragio Cutro. E sul punto Meloni ha avvertito: «Coscienza a posto. Criticate me, il governo, ma fermatevi un attimo prima di danneggiare l’Italia». Ad Alessandra Maiorino del M5S che aveva accennato al pericolo che l’Italia «venga trascinato verso una Visegrad dei diritti civili con Orban e con la Polonia» Meloni ha risposto: «Credo che il manuale degli slogan vada aggiornato. Vedete, i paesi Visegrad stanno accogliendo milioni di profughi ucraini e lo stanno facendo da soli». Secondo punto: Ucraina. Sul tema il documento della maggioranza prevede di proseguire nell’azione «di sostegno all’Ucraina favorendo nel contempo ogni iniziativa finalizzata a una risoluzione del conflitto». Il ragionamento è semplice: se il popolo ucraino si deve difendere dobbiamo fornire loro le armi per farlo. E sempre sulle armi il presidente del Consiglio rispondendo alle polemiche del Movimento 5 Stelle ha ribadito: «Questo governo non ha mai fatto mistero di voler aumentare i propri stanziamenti in spese militari, come hanno fatto i governi precedenti, magari di soppiatto, senza il coraggio metterci la faccia». Il riferimento è al governo Conte che aveva aumentato le spese militari.

 

Torna ancora sul leader pentastellato quando risponde a chi la accusa di andare in Europa col "cappello in mano": «Preferisco dimettermi piuttosto che andare al cospetto di un premier europeo come ha fatto Giuseppe Conte al cospetto di Angela Merkel, dicendo che i cinque stelle erano ragazzi che temevano di scendere nei consensi». A chi accusa il governo di togliere i soldi agli italiani per acquistare le armi da inviare a Kiev Meloni taglia corto: «È una menzogna». Poi arriva il turno delle politiche ambientali. Sul punto il presidente del Consiglio ribadisce la posizione del governo: «L’Europa può stabilire gli obiettivi, ma non deve dirmi come li raggiungo». Il no alle direttive sullo stop ai motori endotermici dal 2035 e alle case green è categorico. Per l’esecutivo non sono in discussione gli obiettivi, ma il metodo per raggiungerli che dovrà essere il più indolore possibile per la filiera dell’automotive italiana e per i cittadini. Meloni ha anche ricordato come fare una transizione verde senza "preparare il terreno" possa portarci dalla dipendenza dal gas russo alla dipendenza dalle terre rare cinesi. Sulla competitività. Anche qui la linea dell’esecutivo è chiara: «Basta austerity». Meloni ha ribadito che entro il 2023 «bisogna arrivare a nuove regole sul patto di stabilità», serve più «equilibrio fra stabilità e crescita», le «nuove regole devono sostenere gli investimenti pubblici». Anche perchè «una crescita economica stabile e duratura è l’unica vera garanzia di sostenibilità del debito pubblico».

 

A chiudere i lavori è intervenuto Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, che ha dato parere favorevole alla risoluzione dalla maggioranza. Il ministro ha poi dato parere favorevole alla parte sugli impegni della risoluzione del gruppo Azione-Italia viva, ad eccezione della ratifica del Mes, Meccanismo europeo di stabilità, e con, relativamente alla tassonomia energetica per la decarbonizzazione, la modifica del testo da «a partire dal quella nucleare» in «senza escludere quella nucleare». Il ministro ha infine espresso parere contrario alle risoluzioni di Partito democratico, Movimento cinque stelle e Alleanza verdi e sinistra. Maggioranza compatta anche se il senatore Romeo della Lega ha dichiarato che: «Il problema non è il sostegno militare all’Ucraina ma una corsa ad armamenti sempre più potenti, con il rischio di un incidente da cui non si possa più tornare indietro. Siamo certi che una escalation del conflitto riuscirà a tenere lontana la guerra dall’Europa e dal nostro paese?». Riferendosi alle parole della premier che ha sostenuto come «le armi le inviamo anche per tenere lontana la guerra da casa nostra». Nel frattempo Meloni ieri, in preparazione del Consiglio, ha sentito il Primo Ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, e il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. 

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