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Immigrazione, l'Unione europea sposa la linea di Giorgia Meloni
Il presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel, scrive a Giorgia Meloni e sposa in modo totale la linea del capo del governo italiano sui migranti. Le date da segnare sul calendario sono il 23 e il 24 marzo, quando si terrà il prossimo Consiglio europeo. «L’attuazione delle conclusioni» dell’ultimo vertice di febbraio - ricorda Michel - «è ora fondamentale. Non abbiamo tempo da perdere ed è per questo che la presidenza svedese del Consiglio e la Commissione ci informeranno sui progressi finora compiuti. La rapida attuazione delle misure concordate è una priorità per tutti noi e conto fermamente sull’Italia in questo senso. Lavorando insieme e agendo con decisione dobbiamo evitare che si ripetano tragedie così terribili come quella al largo della Calabria. Quel naufragio è un forte richiamo alla necessità di trovare soluzioni reali e praticabili per gestire meglio la migrazione e combattere il traffico di migranti».
È bene ricordare che le «misure concordate» sono quelle proposte e volute fortemente da Meloni, a partire dal «rafforzamento delle azioni tese a prevenire le partenze irregolari e la perdita di vite umane», riducendo in questo modo «la pressione sulle frontiere della Ue e sulle capacità di accoglienza», combattendo allo stesso tempo gli scafisti. In poche parole, l’agenda del governo italiano è diventata quella dell’Unione. Ciò non significa che non ci siano più attriti e divergenze d’opinione, come ad esempio sul fronte dei ricollocamenti, con alcuni Paesi, Francia, Germania e Olanda in testa, che non hanno alcuna intenzione di collaborare sul fronte dei ricollocamenti dei profughi all’interno dell’Eurozona. Ciò che importa, però, è che si stiano facendo passi avanti sulla consapevolezza che la pressione migratoria non può pesare esclusivamente sui cosiddetti paesi di primo approdo, Italia in primis. Non a caso, in risposta alla lettera di Michel, Palazzo Chigi esprime «sentito apprezzamento per le parole rivolte all’Italia dal presidente del Consiglio europeo». Quanto affermato da Michel, «è in piena sintonia con l’azione del governo italiano in Europa volta a una migliore gestione della migrazione e al contrasto del traffico di migranti». Per l’esecutivo, «dopo la terribile tragedia di Cutro, l’impegno comune a una risposta europea adeguata al complesso fenomeno della migrazione rende ancora più improcrastinabile l’attuazione di quanto deciso al Consiglio europeo di febbraio. Come sottolineato dal presidente Michel - si legge ancora nella nota della presidenza del Consiglio - occorre realizzare misure concrete di aumentata azione esterna, una cooperazione rafforzata in materia di rimpatri e riammissioni, il controllo delle frontiere esterne dell’Ue e la lotta al traffico di esseri umani, utilizzando tutte le politiche e gli strumenti necessari da parte dell’Ue. La determinazione del presidente Michel circa una rapida attuazione di quanto concordato al Consiglio europeo di febbraio rappresenta un ulteriore passo in avanti in vista del Consiglio europeo di marzo».
Anche se fino ad oggi non sono stati assunti impegni concreti, il cambio di passo è evidente. Basti pensare al clima che si respirava a novembre scorso, quando il governo Meloni si era da poco insediato, con la Francia che si opponeva alle navi delle Ong dirette nei propri porti e con il rifiuto di Macron ad ospitare la quota di migranti concordata in ambito europeo. Impossibile, però, chiudere gli occhi su ciò che sta accadendo negli ultimi mesi. I flussi migratori dal Nord Africa, soprattutto da Cirenaica e Tunisia, sono in grande aumento. In base ai dati forniti venerdì dal Viminale, gli arrivi sulle coste italiane sono raddoppiati da inizio anno. Ormai sbarcano più di mille migranti al giorno. All’indomani della tragedia di Cutro, anche Papa Francesco ha lanciato un monito per fermare gli scafisti: «I trafficanti di essere umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti. I viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte. Le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali drammatici incidenti». Intanto, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge approvato giovedì dal Consiglio dei Ministri a Cutro. Il provvedimento ora è in vigore e prevede l’aumento della pena per gli scafisti fino a 30 anni e la durata triennale (2023-2025) dei decreti flussi, ma c’è anche l’aumento della durata a tre anni dei permessi di soggiorno per contratti di lavoro a tempo indeterminato, per il lavoro autonomo e per ricongiungimenti familiari. La durata finora prevista per questi permessi era di due anni. Per quanto riguarda la protezione speciale diminuiscono i divieti di espulsione.