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Pd, Bonaccini fa i capricci: vuole la presidenza. Rottura con Schlein?

Edoardo Romagnoli
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Stefano Bonaccini non vuole il ruolo di vice segretario del Pd che gli ha offerto Elly Schlein, ma spinge per fare il presidente del partito. Un ruolo di garanzia, dicono i suoi, un modo per continuare ad avere una certa agibilità politica all'interno della galassia dem. E per rafforzare la tesi e mettere pressione alla Schlein i «bonacciniani» ricordano i tempi in cui Matteo Renzi, appena eletto segretario, offrì la presidenza del partito a Gianni Cuperlo che uscì sconfitto dallo scontro con l'ex sindaco di Firenze con una percentuale nettamente più bassa di quella che ha ottenuto il governatore dell'Emilia Romagna. Come a dire: se lo ha fatto Cuperlo che non rappresentava neanche il 20% dei votanti ai gazebo perché non dovrebbe farlo Bonaccini che ha convinto quasi la metà degli elettori e la maggioranza degli iscritti. Dal canto suo Schlein non sarebbe convinta di dare la presidenza a Bonaccini e i suoi si interrogano sul motivo che porta il governatore emiliano a rifiutare un posto, come quello di vice segretario, che in teoria avrebbe più peso politico del presidente. Anche perché è il ruolo che Bonaccini ha sempre detto che avrebbe offerto alla sua competitor nel caso avesse vinto. Perché quindi adesso lo rifiuta? Le ipotesi sono tante.

 

 

C'è da dire che il presidente del partito non ha la responsabilità di gestione e non deve per forza condividere le scelte del segretario. Mentre un vice segretario, oltre a condividere questa responsabilità, dovrebbe lavorare in sintonia con il leader entrando a pieno nel nuovo corso della segreteria. Un rapporto quello fra il segretario e il suo vice che sottintende la condivisione di un percorso. In caso contrario il vice non avrebbe molta agibilità politica nei confronti del leader e dovrebbe, nel caso di frattura insanabile, dimettersi perché è difficile pensare a un secondo in contrasto con il segretario. Dimissioni che, va detto, possono essere rassegnate anche dal presidente. Cuperlo accettò l'incarico il 15 dicembre 2013, ma il 21 gennaio del 2014 dette le sue dimissioni in dissenso con la linea di Renzi. Nel frattempo Bonaccini, intervistato a «Cartabianca» su Rai Tre, ha voluto aprire all'inceneritore a Roma, questione su cui la Schlein, in campagna elettorale, non si era certo espressa favorevolmente. «Sono a favore del termovalorizzatore - ha detto Bonaccini -. In una transizione ecologica, permettono di evitare le discariche».

 

 

Il governatore emiliano non ha messo sul piatto solo il tema del termovalorizzatore, ma ha voluto parlare anche degli amministratori locali e del ruolo che dovranno ricoprire. «Non si possono tenere in panchina migliaia di amministratori locali che hanno contribuito a vincere anche quando il Pd a livello nazionale perdeva» ha detto. Proprio quegli amministratori locali che alle primarie si erano schierati, per la maggior parte, con lui. Forse Schlein gli avrebbe proposto il ruolo di vice segretario per evitare che Bonaccini, da presidente, possa coltivare la sua corrente e picconare la segreteria ogni volta che si dovesse trovare in dissenso con le decisioni della leader. E i segnali vanno in questa direzione visto che ieri a Roma Bonaccini ha convocato alcuni dei suoi sostenitori: Pina Picierno, Brando Benifei, Lorenzo Guerini, Andrea Rossi, Andrea De Maria e Alessandro Alfieri. Che sia l'inizio di una nuova corrente all'interno del Pd? Ancora è presto per dirlo. Ciò che non potrà andare per le lunghe è il nodo sul ruolo di Bonaccini visto che domenica ci sarà la plenaria del Pd al centro congressi «La Nuvola» a Roma.

 

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