strage di migranti
Naufragio Crotone, Piantedosi in Parlamento affronta l'opposizione
I prossimi due giorni potrebbero rivelarsi decisivi per il destino politico del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il titolare del Viminale, infatti, domani riferirà alla Camera, per poi passare il giorno successivo al Senato, sul tragico naufragio di Cutro, in seguito alla richiesta di comparire in Parlamento avanzata il 2 marzo scorso nel corso della capigruppo di palazzo Madama da M5s e Verdi e Sinistra. Durante la riunione era stata invocata anche la contestuale presenza del Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il quale però ha da subito fatto sapere la sua indisponibilità a riferire, lasciando così di fatto al solo Piantedosi l’incombenza di chiarire i punti più controversi della tragedia lungo la costa calabrese il 26 marzo scorso.
La convocazione di Piantedosi arriva al termine di una settimana a dir poco infuocata, durante la quale sue parole sulla vicenda sono state protagoniste assolute del dibattito politico italiano, con le opposizioni che da subito si sono compattate – come non accadeva da tempo – contro il ministro, chiedendone a più riprese le dimissioni. Richieste di dimissioni che sono state messe nero su bianco durante l’audizione del Ministro in commissione Affari Costituzionali della Camera del primo Marzo scorso, in cui la minoranza - senza eccezioni, dal Pd ai 5 Stelle, dal Italia Viva a +Europa – ha dato il «là» ad un fuoco incrociato e coordinato nel tentativo di mettere alle strette il titolare del Viminale e, contemporaneamente, il governo. Le richieste delle opposizioni da una parte hanno fatto leva sulle presunte responsabilità politiche del Viminale nella gestione del naufragio di Cutro e, dall’altra, sulle varie dichiarazioni che Piantedosi ha rilasciato dopo l’accaduto, nelle sedi istituzionali come sulla stampa.
La bagarre politica era iniziata praticamente da subito, quando ancora i contorni e le dinamiche della tragedia non erano nemmeno state analizzate, con i partiti di minoranza che hanno attaccato Piantedosi già a partire dal giorno successivo al naufragio. Un attacco che riguardava soprattutto una frase pronunciata dal ministro durante la conferenza stampa del 26 febbraio: «La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli», aveva detto Piantedosi in quella circostanza, scatenando un’ondata di indignazione da parte delle opposizioni, le quali hanno definito le parole «disumane» e «orripilanti».
Ma Piantedosi, sostenuto anche dalla sua maggioranza, ha comunque scelto di tenere il punto, per ribadire già il giorno successivo, in un’intervista al Corriere, il senso del suo messaggio. «Un messaggio deve essere chiaro: che chi scappa da una guerra non deve affidarsi a scafisti senza scrupoli», aveva spiegato, restituendo di fatto al mittente le accuse, bollate come «vuote strumentalizzazioni», e sottolineando come nelle operazioni di segnalazione e salvataggio «non vi siano stati ritardi voluti, e il solo pensarlo sarebbe offensivo».
La polemica però è deflagrata definitivamente durante la già citata commissione Affari Costituzionali, quando il Pd, insieme alle altre forze d’opposizioni, ha lanciato l’offensiva definitiva: «Sono rimasta molto colpita dalle sue parole di oggi – aveva detto ad esempio la neo segretaria dem Elly Schlein nel suo intervento- Dichiarazioni indegne di un ministro. Parole disumane e non all’altezza del ruolo», unendosi quindi alla formale richiesta di dimissioni già avanzata prima di lei da +Europa e M5S. «Lasciamo fare alla magistratura – aveva risposto Piantedosi –e diamo valore alla sede più giusta per attribuire eventuali responsabilità. Se c’è stata un debolezza del ministero mi assumerò e mi assumo tutte le mie responsabilità». Le eventuali responsabilità politiche, invece, potrebbero essere chiarite già domani nell’Aula della Camera.