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Il Pd riesce a perdere anche le sue elezioni: scollamento fra gli iscritti e gli elettori dei gazebo

Edoardo Romagnoli
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Se avevamo bisogno di una prova concreta dello scollamento fra il Partito democratico e i suoi elettori con la vittoria di Elly Schlein non abbiamo più dubbi. Dopo i risultati dei circoli, in cui il governatore dell’Emilia Romagna aveva trionfato sulla Schlein raccogliendo il 52.9% delle preferenze, all’interno del partito la vittoria di Bonaccini sembrava ormai scontata. Poi però è arrivato il voto degli elettori, e non, che ha sovvertito tutti i pronostici: Schlein 53.73%, Bonaccini 46.25%. «Abbiamo fatto una rivoluzione. E anche stavolta non ci hanno visto arrivare» ha dichiarato la neosegretaria. Una stoccata ai quadri del partito che avevano dato per fatta ormai l’investitura di Bonaccini prima che i gazebo sconfessassero i circoli. Ma dove ha vinto Schlein? Sicuramente nelle grandi città. In primis a Milano, dove l’italo svizzera ha raccolto il 72% delle preferenze, poi Torino, Bologna, Genova e Roma. Grandi città, ma anche nelle regioni visto che alla fine dei conteggi su 20 saranno 14 quelle in cui la neosegretaria risulta davanti al suo competitor. Schlein infatti vince in tutte le regioni del nord, fatta eccezione per la Valle d’Aosta. Vince in Toscana, nonostante Nardella lavorasse per Bonaccini, e nel Lazio.

 

 

E anche lì dove ha perso, come in Sardegna e Puglia, comunque ha tenuto botta con il 40%. E proprio la tenuta in quelle regioni in cui il governatore dell’Emilia Romagna sperava di raccogliere tanti voti, soprattutto grazie al lavoro degli amministratori locali e dei governatori, è stato uno degli ingredienti principali per la vittoria della Schlein. Bonaccini vince in Sardegna, ma perde in Sicilia dove la leader di Occupy Pd ha raccolto il 57% delle preferenze. «È un’onda travolgente in cui nessuno credeva. Un’onda di speranza» esulta Franceschini, uno dei pochi big che aveva capito fin da subito la voglia di cambiamento degli elettori. Schlein non solo sconfessa gli iscritti, ma anche chi pensava che avrebbe raccolto prevalentemente i voti dei giovani. Dal risultato finale si evidenzia come la neosegretaria abbia pescato il maggior numero di preferenze nella fascia degli over 50, circa il 55%, e in quella fra i 35 e i 54 anni, con circa il 40%. Ultimo elemento che ha contribuito a far vincere l’italo svizzera è sicuramente l’affluenza. Un’affluenza in calo rispetto alle ultime primarie, con poco più di 1 milione di votanti, ma sufficiente per «annacquare» i voti degli iscritti.

 

 

Ricapitolando: Schlein ha vinto perché agli occhi degli elettori era la candidata che il partito aveva battezzato come perdente, ha vinto perché al nord l’hanno votata in massa, perché nelle grandi città hanno votato per lei, perché non è crollata lì dove ha vinto il suo avversario e soprattutto perché ha saputo raccogliere il voto degli over 50, ma anche quello degli over 35. C’è anche un altro punto che potrebbe aver pesato. Mentre all’interno del Partito democratico l’idea era quella di garantire una continuità fra il vecchio e il nuovo, fra gli elettori c’era tanta voglia dell’esatto opposto. E soprattutto c’era la voglia di contrapporre a una leadership femminile come quella di Giorgia Meloni un contraltare dello stesso tipo. Un dettaglio che anche il sondaggista Nicola Piepoli, parlando con l’Adnkronos, ha voluto sottolineare: «La vincitrice delle primarie si è rivelata un degno competitor della Meloni... Un milione di voti è un dato rappresentativo della situazione del Pd e dell’opinione pubblica del partito».

 

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