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Follia Superbonus, Meloni: a ogni italiano è costato 2mila euro

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Mario Benedetto
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«A ogni singolo italiano il superbonus è costato circa 2 mila euro». Una dichiarazione importante del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella sua rubrica Facebook gli "Appunti di Giorgia". Aspetto che aiuta a fare chiarezza rispetto ai reali benefici e alla "sostenibilità economica" della misura. «Nel Consiglio dei ministri siamo tornati a occuparci dell’annosa vicenda del superbonus - ha proseguito il premier - Siamo tornati su questa materia perché ancora una volta abbiamo dovuto cercare di sanare una situazione che è diventata purtroppo fuori controllo, con esiti che possono essere imprevedibili e molto pesanti. Dal mio punto di vista il superbonus, l’ho detto e lo ripeto, nasceva con intenti condivisibili ma la misura è stata scritta così male e fatta così male che ha generato una serie enorme di problemi che noi oggi abbiamo ereditato e siamo tenuti a cercare di risolvere».

«Per come è stato pensato aggiunge - il superbonus si presta alla truffa e a creare una bolla che tende a far lievitare questo meccanismo. Risultato: il costo totale attualmente è di circa 105 miliardi di euro. E questo è interessante perché chi lo ha inventato è andato in campagna elettorale a dire che grazie a lui voi potevate gratuitamente ristrutturare casa. Però c’è un problema, che quando lo Stato fa una cosa non è mai gratuita, perché i soldi che spende sono soldi dei contribuenti, quindi da una parte lo Stato i soldi li mette e dall’altra li toglie». Il costo di «poco meno di 2 mila euro» è ricaduto anche «sulle spalle di chi non ha una casa, un senzatetto, su un bambino, su un neonato». Quindi «non è stata una misura gratis». Affermazione che rimanda ai proclama di Giuseppe Conte, che in pubblico aveva più volte parlato di soluzioni di cui i cittadini avrebbero potuto usufruire proprio gratuitamente, diversamente da quanto viene dimostrato.

Va ricordato che la misura, così come giunta al governo che oggi trova adeguamenti utili a renderla sostenibile, era stata varata proprio dal leader pentastellato quando era a capo del governo Conte II. «Siamo tornati a occuparci anche dell’annosa vicenda del superbonus, non è la prima volta che il governo si occupa di questa materia, abbiamo dovuto tornarci sopra, per cercare ancora una volta di sanare una situazione che è diventata purtroppo fuori controllo, con esiti che possono essere imprevedibili e molto pesanti» continua a chiarire Meloni. Facendo luce, dunque, sul fatto che la misura non possa affatto considerarsi gratuita ma è una misura che ovviamente impatta sulle casse dello stato perché dove c’è un creditore c’è anche un debitore, e quel debitore sono i contribuenti italiani allora ovviamente questa cosa ha bisogno di essere sistemata, perché intanto ci sono state moltissime truffe», ovvero «nove miliardi di euro di truffe».

Sarebbe a dire «lavori che non sono stati fatti». Il discorso arriva pure agli interessi delle imprese: «Oggi abbiamo migliaia di aziende - avverte il premier - che rischiano il tracollo e siccome l’abbiamo ereditato noi questo problema, adesso dobbiamo cercare una soluzione, per evitare che migliaia di aziende rischiano il tracollo». «Se lasciassimo il superbonus così com’è non avremmo i soldi per fare la legge finanziaria» è l’altro monito di Meloni che rende ulteriormente chiara l’importanza di una modifica della misura.

«Vogliamo spingere le banche e tutti gli attori che possiamo coinvolgere ad acquisire i crediti che sono incagliati, che nessuno vuole prendere. Abbiamo definito meglio la responsabilità di chi deve prendere quel credito», ha aggiunto. La dialettica interna al governo vede comunque compattezza rispetto all’esigenza d’intervenire sul bonus. Le associazioni di categoria interessate dalle norme contenute nel decreto Incentivi, fra cui lo stop alla cessione dei crediti dei bonus edilizia e compreso appunto il superbonus, convocate oggi a Palazzo Chigi per un confronto con sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano per calibrare al meglio ogni intervento migliorativo. 

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