Terzo polo
Terzo polo, grandi manovre dopo il voto. Il piano di Renzi-Calenda per le alleanze
Una sconfitta chiara, netta, indiscutibile. Che impone riflessioni immediate. Il Terzo Polo si lecca le ferite dopo i modesti risultati alle elezioni regionali. In Lombardia, territorio nel quale ha deciso di correre da solo, in sostegno a Letizia Moratti e nel Lazio, dove ha trovato l'accordo col Partito Democratico attorno al nome di Alessio D'Amato i risultati sono stati ugualmente rivedibili. Un dato allarmante, che evidenzia come la scelta sulle coalizioni e sulle alleanze non siano l'unico aspetto da porre sotto la lente di ingrandimento da parte dei dirigenti centristi.
Carlo Calenda ha ragione da vendere quando evidenzia come la destra in Italia sia forte. Ad oggi, probabilmente, imbattibile. Anche creando una sorta di fritto misto, che vada dal Pd al Terzo Polo, senza dimenticare per strada l'estrema sinistra e i Grillini. Numeri alla mano, nemmeno in questo caso i progressisti avrebbero vinto. Il voto in Lazio e in Lombardia rafforza il modello bipolare. Gli elettori hanno scelto, e non è un caso, la coalizione più coesa, quella che ad ogni tornata, siano politiche o amministrative, si è presentata sempre unita. Un aspetto, quello del modello con due entità politiche contrapposte, che soffoca sul nascere il tentativo di ricostruzione di un centro moderato.
Sono oggi tre gli scenari possibili per Renzi e Calenda. Da attuare solo dopo avere ufficializzato la creazione del partito unico. Una volta superato questo passaggio, sarà necessario capire chi vincerà le primarie del Pd. Se sarà Bonaccini, potrà aprirsi una flebile speranza di costruire con i dem una coalizione di centrosinistra. A patto però di escludere il Movimento Cinque Stelle. Un'ipotesi che non pare convincere l'attuale governatore dell'Emilia Romagna. Bonaccini è ancora convinto di riuscire a pacificare Renzi e Conte, Calenda e Grillo. Un'ipotesi che la Snai quota a 100.
Continuare a correre in solitaria rischia di travolgere il Terzo Polo, stretto tra scelte ideologiche e l'immancabile valutazione sul voto utile. Qualora fosse Elly Schlein il nuovo segretario a Botteghe Oscure, non si porrebbe nemmeno il tema di un incontro o di un accordo. Il nuovo Pd virerebbe a sinistra e andrebbe ad abbracciare la linea dei pentastellati. A quel punto il Terzo Polo potrebbe anche guardare alla sua destra. Uno scenario che, oggi, i dirigenti di Azione e Italia Viva smentiscono con forza. Ma che, nelle segrete stanze, è in realtà il tema di dibattito delle ultime, infuocate quarantotto ore.