l'ora della verità

Elezioni regionali, Lazio e Lombardia al voto: test di coalizione per il centrodestra

Residenti del Lazio e della Lombardia al voto per scegliere il nuovo presidente della Regione, ma sulle urne aleggia lo spettro dell’astensionismo. Sono circa 13 milioni gli aventi diritto che, tra oggi e domani, sono chiamati a recarsi alle urne per rinnovare i Consigli regionali di due delle regioni più popolose d’Italia. Proprio la consistenza demografica di Lazio e Lombardia non potrà che portare, dopo l’esito del voto, i principali partiti a una riflessione di più ampio respiro.

 

  

Non solo sulla nuova geografia politica complessiva dello Stivale ma anche sui rapporti di forza all’interno degli schieramenti. In particolare in maggioranza. Sul voto però, cresce la preoccupazione per un possibile deciso calo dell’affluenza non solo rispetto alle politiche di settembre, ma anche e soprattutto sulle precedenti elezioni amministrative. Alle ultime regionali del Lazio, nel 2018, andò a votare il 66,46% degli aventi diritto mentre in Lombardia la percentuale superò il 73%. In questi giorni alcune difficoltà, soprattutto nei principali centri, sono segnalate anche nel reclutamento degli scrutatori.

 

Nel frattempo nel centrodestra l’attenzione è puntata sul possibile ulteriore balzo in avanti di Fratelli d’Italia, dato in crescita nei sondaggi. Il dato osservato con maggior interesse è quello dalla Lombardia, storica roccaforte di Lega e Forza Italia: un’ eventuale affermazione del partito di Giorgia Meloni a scapito dei due alleati potrebbe costringere la coalizione a ricalibrare gli equilibri nazionali. Nessuno mette in dubbio la tenuta del governo, che potrebbe uscirne addirittura rafforzato, ma un esecutivo sempre più a trazione FdI potrebbe creare nuove frizioni tra gli alleati.

 

Nelle Regioni, invece,il mandato bis di Attilio Fontana alla guida del Pirellone viene dato come probabile dalle rilevazioni dei principali istituti demoscopici. E anche nel Lazio si profila l’affermazione del centro destra, a fronte di Pd e M5S che in Centro si sono presentati separati, dando il via libera al ritorno alla guida della Regione Lazio di un esponente di centrodestra, dopo l’era Zingaretti durata dieci anni. Quasi rassegnato a un pronostico che, alla vigilia, appare difficile da sovvertire, lo stato maggiore del Partito Democratico è costretto a rivolgere la propria attenzione all’interno. Ma la concomitanza delle elezioni regionali con l’avvicinamento alle primarie del partito ha intanto condotto i dem a una breve tregua interna. I quattro candidati a prendere il posto di Enrico Letta alla segreteria, infatti, si sono mostrati uniti a sostegno di Pierfrancesco Majorino in Lombardia e di Alessio D’Amato nel Lazio. Ma dopo le ore 15 di domani, a urne chiuse, tornerà a spirare il vento della resa dei conti.