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Il Pd vota per l'Ucraina ma inizia a traballare sulle armi

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Dario Martini
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Le opposizioni si presentano divise in Parlamento sul sostegno militare all’Ucraina. Oggi l’Aula della Camera inizia la discussione sul decreto armi da convertire in legge. M5S e Alleanza Verdi-Sinistra confermano la loro posizione di netta contrarietà che porterà le due forze politiche a non votare il provvedimento. Il Pd, invece, non farà mancare il proprio voto favorevole, così come ha fatto le volte precedenti sotto il governo Draghi. In casa dem, però, si registrano già i primi mal di pancia che in passato restavano sottotraccia. A smarcarsi è Elly Schlein, una dei quattro candidati alla segreteria e anima dell’ala più a sinistra del partito, secondo la quale in questi mesi «è mancato lo sforzo per trovare una pace giusta». «Credo che sia stato giusto sostenere la resistenza ucraina, ma penso che la guerra non si risolve con le armi - ha detto - Sono contraria alla corsa al riarmo europeo, questa è una china pericolosa».

 


Mentre la Camera discuterà e, come previsto, convertirà in legge il decreto, il governo è già pronto a vararne un altro.Si tratta del sesto, il primo da quando Meloni è presidente del Consiglio. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in occasione del vertice Nato che si è tenuto in questi giorni a Ramstein, in<ET>Germania, ha assicurato che «l’Italia manderà ulteriori aiuti quando sarà approvato il sesto decreto (i primi cinque del governo Draghi sono costati oltre un miliardo di euro, ndr)». «Ne ha già fatti cinque - ha ricordato - Diciamo che sia l’Ucraina che gli altri Paesi sono soddisfatti dell’aiuto che l’Italia ha fornito e continuerà a fornire». Il ministro è intervenuto anche sulla questione "scottante" dei carri armati Leopard che la Germania dovrebbe inviare all’Ucraina e su cui si è creato un clima di tensione con gli Usa: «Si troverà una soluzione».

 

 

 


Come noto, le armi che l’Italia invia a Kiev sono state sempre secretate. Come le volte precedenti, però, fonti vicino al governo hanno fatto filtrare alcune indiscrezioni. Non dovrebbero mancare i missili a medio raggio Aspide, molto richiesti dagli ucraini per difendersi dagli attacchi russi. In tutto dovrebbero essere 72 divisi in quattro batterie. Zelensky vorrebbe che Roma inviasse anche i Samp/T, il sistema europeo di difesa missilistica.<ET>Dovrebbe essere accontentato. Il ministro degli<ET>Esteri, Antonio Tajani, in un’intervista al Corriere della Sera, è stato esplicito: «È in preparazione un sesto pacchetto, che include sistemi di difesa aerea. Il ministro Kuleba ha ringraziato per il sostegno fornito, ho ripetuto che continuerà. In collaborazione con la Francia stiamo finalizzando l’invio del Samp-T, e comunque ci sono altre azioni a cui lavoriamo riservatamente».

 

 


Nelle ultime settimane il nostro governo è stato oggetto di attacchi mediatici da parte dell’ambasciata russa a Roma, che ha pubblicato sui suoi profili social ufficiali le armi inviamo in Ucraina. In alcuni casi erano vere, in altri, come le mine anti-uomo, erano false. Crosetto ha fatto chiarezza lo scorso giovedì: «I post pubblicati dall’ambasciata russa in Italia rappresentano l’ennesimo tentativo di proseguire nella propaganda contro il nostro Paese e contro il nostro appoggio alla resistenza del popolo ucraino». Tra le armi finora inviate a Kiev, «c’erano anche sistemi di difesa controcarro del tipo di quelli di cui parla l’ambasciata russa - ha aggiunto il ministro - D’altro canto, dopo la scelta del governo russo di entrare nel territorio sovrano di un’altra nazione con truppe e mezzi terrestri, i Paesi che hanno scelto di aiutare l’Ucraina a difendersi hanno inviato le armi necessarie a fermare quel tipo di attacco. Ricordo all’ambasciata russa che, se i loro carri armati fossero rimasti in Russia, le armi fornite all’Ucraina per potersi difendere, e dunque per poter sopravvivere, sarebbero rimaste nei magazzini delle nazioni che le avevano in dotazione».
 

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