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Luigi Di Maio, doccia fredda a Davos. Addio al posto da inviato Ue nel Golfo

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La vita di Luigi Di Maio è sull'ottovolante dopo la batosta alle elezioni del 25 settembre del suo Impegno civico, partito fondato con Bruno Tabacci che ha raccolto meno dell'1 per cento. Fuori dal Parlamento, l'ex ministro degli Esteri era dato in pole position per la nomina a inviato speciale dell'Unione europea nel Golfo Persico, un incarico prestigioso e delicato perché finalizzato a negoziare per tutto il continente il gas e il petrolio degli emiri. Ebbene, la partita sembrava chiusa un mese fa agli albori del Qatargate, quando l’ex commissario europeo Dimitris Avramopoulos, principale competitor di Giggino per il Golfo, ha ammesso di aver avuto compensi da Antonio Panzeri. Ma mentre Di Maio è al World Economic Forum di Davos, dove è stato invitato come "amico dell'Ucraina", le sue quotazioni tornano a scendere precipitosamente. 

 

C'entra sempre il Qatargate, che all'estero è stato raccontato anche come "italian job". "Dopo quello che è successo" a Bruxelles "vogliono evitare di dare quell’incarico a un italiano", è la voce raccolta a Montecitorio dal Giornale. Naturalmente Di Maio è totalmente estraneo agli intrallazzi attribuiti a Panzeri, ma pare che in Europa non vedano l'ora di fare fuori un italiano dalla corsa per la poltrona. 

 

Secondo il retroscena dietro la decisione di congelare la nomina dell'ex M5s ci sarebbe una ragione di opportunità, ma si discuterebbe anche di rimuovere del tutto la figura di inviato speciale per il Golfo sempre per lo scandalo corruzione nel Parlamento europeo. Insomma, si vorrebbe evitare ogni legame diretto o indiretto col Qatar.

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