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Salvini accelera sull'autonomia. Ma in maggioranza restano i distinguo

Gianni Di Capua
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Reduce dalla settimana travagliata sul fronte caro carburanti, il governo si prepara ad affrontare un altro snodo che potrebbe creare fibrillazioni, quello della riforma dell'autonomia differenziata. Ieri a rilanciare il provvedimento e a prevedere tempi stretti è stato il leader della Lega Matteo Salvini: «Federalismo e presidenzialismo saranno attuati, noi siamo persone che mantengono la parola data» ha affermato il ministro delle Infrastrutture. «Abbiamo una bellissima squadra in Cdm- ha continuato- ed è per questo che sono sicuro che, dopo 30 annidi battaglie, grazie al nostro impegno e al centrodestra serio e compatto della Lega, l'autonomia sarà una realtà entro il 2023».

 

Ma il tema tra gli alleati resta divisivo. Dopo le perplessità di Tajani sulla necessità di non dividere l'Italia ieri dal salotto di Lucia Annunziata su Raitre si è fatto sentire l'ex presidente della Camera Fini, «la fretta può essere cattiva consigliera», ha sottolineato, «senza fondo di compensazione metteremmo a rischio l'unità nazionale. Se la riforma si fa male c'è questo rischio».

L'ex leader di An si è espresso anche sul Mes, «deve essere ratificato e lo sarà». Oggi il ministro dell'Economia Giorgetti sarà all'Eurogruppo, al termine della riunione a Bruxelles è prevista una conferenza stampa del presidente Donohoe, del commissario all'Economia, Gentiloni e del direttore generale del Mes, Gramegna.

L'Europa preme affinché Romadia semaforo verde alla ratifica ma al momento il governo ufficialmente non si pronuncia. Non è previsto del resto nel calendario parlamentare alcun appuntamento in questa direzione, si punta a prendere tempo. Anzi, è stato proprio il Parlamento - ricordano fonti dell'esecutivo- ad adottare una risoluzione contro il Mes. Dossier su cui si divide il governo e la maggioranza, tra chi preferirebbe accelerare soprattutto FI- anche per mantenere un buon rapporto con l'Europa, proprio in un momento in cui va avanti il confronto sul Pnrr e chi, invece, ritiene che senza il via libera a modifiche dello strumento non si possa dare l'ok e che, anzi, servirebbe eventualmente un nuovo pronunciamento delle Camere. Dopo giorni di fibrillazione da Forza Italia però arrivano parole di distensione: «Nessuno può mettere in dubbio il nostro sostegno, leale e determinato, al governo» recita la nota di Antonio Tajani, concordata con Silvio Berlusconi. Il partito - il messaggionon rema contro l'esecutivo. C'è il riconoscimento - nella nota del ministro degli Esteri e vicepremier- del ruolo del Cavaliere in quanto «fondatore e padre politico del progetto» del centrodestra, la rassicurazione sulla necessità «di trasformare in realtà gli impegni presi in campagna elettorale con gli Italiani» e la presa di posizione sul fatto che «Forza Italia continuerà a difendere, come ha sempre fatto, le scelte condivise adottate dal governo, senza venire mai meno ai principi liberali, cristiani, garantisti che la caratterizzano».

 

E anche i ministri gettano acqua sul fuoco: «Assisto a un clima in Cdm di totale unanimità, di ispirazione e condivisione di discussioni e decisioni», dice Matteo Piantedosi. E a sminare il terreno ha concorso anche la telefonata che nel pomeriggio Berlusconi ha fatto a Meloni per farle gli auguri di buon compleanno. E anche Salvini ha voluto far sapere di primo mattino di aver chiamato la presidente del Consiglio. 

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