Mezz'ora in più, Gianfranco Fini avverte Meloni: il vero rischio per il governo
Non è il caro-vita né l'andamento del prezzo dei carburanti. "La vera grande questione politica che la maggioranza dovrà affrontare nei prossimi mesi" è un'altra, afferma Gianfranco Fini tornato in tv oggi, domenica 15 gennaio, ospite di Lucia Annunziata a Mezz'ora in più, su Rai3. Secondo l'ex leader di Alleanza Nazionale e poi di Fli è l’autonomia differenziata la vera sfida del governo di Giorgia Meloni, banco di prova per la maggioranza.
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"Non è una piccola riforma. È stata prevista, ahimè, da una riforma costituzionale voluta dalla sinistra, è una questione che è sta a cuore alla Lega ma molto trasversale, al Nord questa questione di avere potere è reale", visto che, ha ricordato l’ex leader di An, è stata chiesta anche dall’Emilia Romagna guidata da Stefano Bonaccini, candidato segretario del Pd. Le differenziazione di poteri regionali "per la Lega è una bandiera che non può essere ammainata. La Lega ha fretta e la fretta è cattiva consigliera, la riforma è complicata. Est modus in rebus, se si fa male e in fretta il rischio" di spaccatura del Paese "lo vedo", ha concluso Fini, sottolineando la necessità di rispettare il principio di uguaglianza previsto dall’articolo 3 della Costituzione.
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La polemica sulle accise ha provocato già alcune tensioni nella maggioranza ma le fibrillazioni "in un governo di coalizione sono fisiologiche", ha detto Fini tornato a parlare pubblicamente qualche mese fa sempre da Annunziata dopo lo scandalo legato alla casa di Montecarlo. Le elezioni nel Lazio e in Lombardia, ha spiegato l'ex presidente della Caamera, sono un "test politico". Perché aumentano le fibrillazioni nel governo in vista di un turno elettorale? "Perchè all’interno della maggioranza c’è un partito, FdI, che avuto un gran successo, gli altri partner, FI e Lega, sono caduti più in basso e hanno bisogno di alzare una bandiera. Il tema delle accise era un’occasione da cogliere. Poi anche Forza Italia ha capito che impiegare 10 miliardi che sarebbero serviti per mantenere lo sconto di Draghi sarebbe stato un lusso che l’Italia non si poteva permettere", ha osservato Fini che aggiunge: "è evidente che qualche scoglio nella navigazione c’è".