mafia
Flop del governo dei migliori: Nordio deve correggere i pasticci di Cartabia sulla mafia
Riconsiderare alcune scelte, quali quella di rendere procedibili a querela reati contro il patrimonio in contesti mafiosi. È il lavoro che il ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, ha intrapreso per studiare ed elaborare «interventi urgenti» anche di carattere normativo, dopo la segnalazione di «criticità» emerse dall’applicazione della recente riforma Cartabia, dal nome della ministra della Giustizia del governo di Mario Draghi.
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«Sono in corso - rende noto il dicastero di via Arenula - le valutazioni necessarie a riconsiderare alcune scelte di rendere procedibili a querela reati contro il patrimonio in contesti mafiosi e altre ipotesi di reato che, per il contesto in cui maturano, rendono indispensabili provvedimenti cautelari di urgenza». Un punto, questo, sul quale nelle ultime settimane si è concentrato il dibattito in materia di giustizia. In particolare, nei giorni scorsi, nell’ambito di un procedimento in corso a Palermo, la procura ha chiesto e ottenuto l’inefficacia della misura cautelare disposta per lesioni aggravate a tre mafiosi: nessuno ha lasciato il carcere, perché si tratta di detenuti per altri reati, ma la richiesta dei pm è un effetto della riforma sul penale, entrata in vigore - dopo un rinvio di 2 mesi - il 30 dicembre scorso. Per i reati come le lesioni, anche se aggravate dal metodo mafioso, la legge oggi prevede la querela di parte, in assenza della quale non si può agire per quel reato. La riforma Cartabia ha ampliato il novero dei reati procedibili solo a querela, che, per diversi profili, esistevano già.
Il ministero della Giustizia valuta anche interventi per una «più scorrevole» applicazione di norme processuali, come in materia di presentazione dell’appello, per evitare dubbi interpretativo. «Non può essere dimenticato - si puntualizza da via Arenula - che le riforme processuali sono state oggetto di esame da parte della Commissione Europea, e ritenute, allo stato, idonee a garantire all’Italia le risorse indispensabili per la ripartenza, con la conseguenza che ogni loro modifica non potrà non tenere conto di tale determinante percorso». Si tratterà quindi di interventi mirati, di correttivi - già previsti entro 2 anni dallo stesso legislatore con l’approvazione della riforma - che non stravolgeranno in ogni caso l’impianto di una riforma ‘pilastro’ del Pnrr.