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Regionali Lazio, Rocca sfida D'Amato sulla sanità: "Azzererò le liste d'attesa"

Carlantonio Solimene
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Se si confrontano l'assessore alla Sanità uscente e l'ex presidente della Croce Rossa inevitabilmente la sfida per la Regione Lazio non può che incentrarsi sui temi della salute. E dopo le prime uscite all'insegna del fair play, ieri Alessio D'Amato e Francesco Rocca hanno cominciato a darsele sul serio. Tema le liste d'attesa. Con entrambi i candidati che promettono di azzerarle e quello del Pd che accusa l'avversario di poca serietà. Una rappresentazione che Rocca respinge con decisione. «D'Amato parla a me di serietà?» chiede. «Lo stesso assessore alla Sanità che da cinque anni consente che le persone siano ricoverate sulla barella delle ambulanze negli ospedali del Lazio? Lo stesso che permette tempi di attesa fino alle 42 ore nei pronto soccorso? Lo stesso che sa bene che per accedere a una risonanza magnetica si può attendere anche due anni?». Dal canto suo, il candidato del centrodestra garantisce: «In un anno riporterò i tempi di attesa per le visite specialistiche nei tempi previsti dalla normativa. E lo faro centralizzando, e perciò ottimizzando le richieste del Recup e inserendo nel sistema anche le strutture del privato convenzionato».

 

Ma la sfida si concentra anche sui conti. Se per D'Amato la Giunta Zingaretti ha il merito dell'uscita dal commissariamento «provocata dal buco creato dalla destra», Rocca non ci sta e annuncia un'operazione verità sul bilancio: «Dal 1995 a oggi il centrodestra ha governato solo 7 anni e mezzo. Detto questo, se dell'addizionale Irpef destinata a ripianare il debito della sanità in realtà 300 milioni vengono destinati al Cotral, qualcosa non mi torna». E ancora: «Se durante il periodo di Natale aumentano le addizionali Irpef, probabilmente a causa del giudizio di parifica della Corte dei Conti,e si arriva a gravare sui cittadini, probabilmente in quei conti qualcosa non torna». Né, per promuovere D'Amato, basta la lotta al Covid: «In quel periodo tutti, dagli operatori sanitari ai volontari, hanno remato nella stessa direzione. Sarebbe stato difficile fare il contrario e fallire». E comunque «non bastano due anni per giudicarne dieci di lavoro».

 

Archiviato il capitolo sanità, il candidato di centrodestra si concentra su altri dossier. Dallo stop al fotovoltaico selvaggio («sono il primo a volere la transizione energetica, ma non va compromessa la bellezza del territorio») alla questione del termovalorizzatore, che «serve, d'accordo, ma ho posto la questione sul farlo proprio a Santa Palomba, dove la Soprintendenza ha detto che non si può». Per arrivare al museo per le vittime del terrorismo («sosterrò la proposta dell'Osservatorio "Anni di Piombo"») e agli stadi di proprietà di Roma e Lazio: «Accompagnerò per quelle che saranno le mie competenze questo percorso e auspico che il Flaminio sia restituito con la sua bellezza alla nostra città». Infine, un invito a tutti- competitor e media - a non focalizzare l'intera campagna elettorale sulla vicenda giudiziaria che lo coinvolse 38 anni fa e alla recente querelle social con il fratello. Un concetto che aveva ribadito ricordando il «passato fascista» di Eugenio Scalfari e sollevando un vespaio di polemiche: «Ma io volevo solo dire che, mentre per lui si è disponibili a passare sopra gli errori, per me si è scelta un'altra misura: io devo morire inchiodato a uno stigma, quello del Rocca fascista». E pur senza commentare le allusioni del fratello, il candidato del centrodestra ribadisce come «non voglio sminuire la gravità di quello che ho fatto 38 anni fa, ero giovane e Ostia era un ambiente particolare. Per me l'arresto è stato un trauma. Ma anche un momento che ha diviso il prima e il dopo. Un'opportunità che ho saputo cogliere». 

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