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Regionali Lazio, De Masi avverte Conte: "Fai l'alleanza con i Dem". Pressing finale

Carlantonio Solimene
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L'appello arriva da uno dei personaggi più noti dell'universo 5 Stelle, il sociologo Domenico De Masi. «Il Movimento deve allearsi alle prossime Regionali del Lazio con il Pd, altrimenti la Regione sarà consegnata al centrodestra». I toni, poi, sono sorprendentemente duri, tenendo conto dell'amicizia tra lo stesso De Masi e Giuseppe Conte.

Nell'intervista concessa a «Il Manifesto», infatti, il sociologo boccia senza appello sia la decisione che le motivazioni del divorzio dai Dem. «È una battaglia due volte inutile- dice citando la questione dei rifiuti, casus belli tra i due ex alleati - perché, se anche il termovalorizzatore fosse inutile, non basterebbe da solo come giustificazione o alibi per regalare la Regione alla destra. Secondo, perché non credo che sia inutile. Ho parlato con diversi esperti: per almeno dieci anni non ci sono soluzioni alternative per i rifiuti a Roma». Di più: «Questa di Conte è una battaglia antiscientifica, un bazooka che ha preso in mano e di cui ora non riesce a liberarsi».

Il Pd non avrebbe potuto chiedere assist migliore. Non tanto perché resuscita qualche possibilità di alleanza, in realtà assai residuale. Anzi, considerando la vanità dell'ex premier, è possibile che il fuoco amico di De Masi finisca con l'irrigidirlo ancora di più. Al Nazareno, semmai, sono soddisfatti perché l'uscita del sociologo capovolge la narrazione finora propagandata dai Cinquestelle. E cioè che la rottura sia una esclusiva responsabilità del Pd e dell'indicazione frettolosa del candidato Alessio D'Amato in accordo con Calenda. Il ché vuol dire che, in sede di processo per una sconfitta che appare difficilmente scongiurabile, anche Conte finirà sul banco degli imputati. Da questo punto di vista, tutti gli appelli arrivati di recente da Pd e alleati sembrano più una foglia di fico che un tentativo serio di riallacciare i rapporti. Ieri ci ha provato il leader dei Verdi Angelo Bonelli: «Noi sappiamo bene cosa la destra, a partire da Fratelli d'Italia, voglia fare delle aree protette della nostra regione: ridurre perimetri dei parchi e aprirli alla speculazione edilizia». «Che Donatella Bianchi, che viene dal Wwf, non consideri queste ragioni - ha continuato Bonelli - lo troviamo incredibile e poco responsabile. Per questo sollecitiamo nuovamente una ripensamento della scelta del M5S, perché la proposta di un ticket avanzata dal candidato di centrosinistra è corretta e ragionevole».

D'altro canto, però, la parte centrista della coalizione continua a porre un aut aut: «O noi o i grillini». Un rebus, quindi, di soluzione impossibile. In questo contesto, si comprende la vera posta in palio nel campo della sinistra. Non tanto mantenere la Regione, ma perdere meno peggio degli ex alleati. Per il Pd si tratta di una questione di vita o di morte. Essere sorpassati dal Movimento nel Lazio, a due settimane dal congresso, consegnerebbe al successore di Letta solo un campo di macerie. 

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