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Mattarella, il discorso di fine anno delude la sinistra: il vero messaggio

Luigi Frasca
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Garante della Costituzione e custode di una democrazia che ha dimostrato di saper essere «matura». È questo il ruolo che Sergio Mattarella continua a voler interpretare nel primo anno del suo secondo - «inatteso» mandato. Il discorso di fine anno pronunciato la sera di San Silvestro dalla Sala della Musica della Palazzina del Quirinale sembra quasi volerlo ribadire, ribattere la misura. Per evitare equivoci o possibili fraintendimenti.

È la prima volta, infatti, che il presidente della Repubblica si rivolge agli italiani da quando a palazzo Chigi c'è Giorgia Meloni. Non ci sono moniti, però. Per il Capo dello Stato l'arrivo di una donna alla guida del Governo rappresenta una «novità di grande significato sociale e culturale», ma Mattarella non intende fare della leader FdI e del suo esecutivo, per di più nato appena pochi mesi fa, gli unici destinatari delle sue parole. L'appello alla responsabilità arriva subito, ma è rivolto in generale alle forze politiche, che in pochi anni «si sono pressoché tutte alternate al Governo».

Tutti i partiti, è il ragionamento, in tempi diversi, si sono trovati «di fronte alla necessità di misurarsi con le difficoltà del governare. Riconoscere la complessità, esercitare la responsabilità delle scelte, confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali».

La concretezza dei problemi quotidiani, l'impegno a dare risposte ai cittadini chiamano tutti - ognuno nel proprio ruolo - a non cedere a scorciatoie e facili vie populistiche: vale per chi adesso ha la responsabilità di guidare il Paese, così come per chi prima seduto tra i banchi del Governo - ora torna a far battaglia dall'opposizione. Mattarella, dopo il «chiaro risultato elettorale» del 25 settembre, insomma, elogia la democrazia dell'alternanza e invita maggioranza e opposizioni, pur nel rispetto della tradizionale dialettica, ad avere «una comune visione del nostro sistema democratico» fatta del «rispetto di regole che non possono essere disattese, del ruolo di ciascuno nella vita politica della Repubblica». «Questo - sottolinea - corrisponde allo spirito della Costituzione», che - nel settantacinquesimo anno della sua entrata in vigore - resta «la nostra bussola. Il suo rispetto il nostro primario dovere; anche il mio», scandisce il Capo dello Stato.

È la Carta, quindi, a segnare la rotta e a definirne i limiti. Mattarella nel suo discorso non pronuncia mai la parola riforme, non parla di riscrittura delle regole istituzionali né di rivoluzioni nell'amministrazione della giustizia. Non apre il dossier migranti. Il suo messaggio è rivolto agli italiani e non alle forze politiche. L'invito ad agire come corpo unico e ad affrontare con «unità d'intenti, coesione e forze morale» le sfide del futuro, a partire dal contrasto alle diseguaglianze, allora, riguarda tutti. Le istituzioni, certo. Ma anche la Pubblica amministrazione, i corpi intermedi, le associazioni, chi si impegna per le proprie famiglie, indossa una divisa per la sicurezza di tutti. Chi fatica a lavoro e chi si sacrifica nella ricerca di un'occupazione. «La Repubblica siamo tutti noi. Insieme», ripete Mattarella, dando poi un segnale chiaro - questo sì, politico - in materia fiscale.

Dopo le polemiche degli ultimi tempi sull'uso o meno del pos, sul tetto al contante e sulla rottamazione delle cartelle sotto i mille euro, il Capo dello Stato vuole tracciare una linea sulla lavagna. «La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l'Italia e quindi al bene comune», ripete, quasi a voler far sentire la vicinanza dello Stato anche a chi, pur in anni di difficoltà, non ha mai smesso di pagare le tasse e si sente a volte penalizzato da condoni e stralci che in qualche modo premiano chi non ha rispettato le regole. Anche questo è comunità e per l'inquilino del Colle è un elemento indispensabile per affrontare le sfide della modernità e del futuro. Meloni apprezza le parole del Capo dello Stato. Nel corso di una telefonata, esprime al presidente della Repubblica «gratitudine per l'incoraggiamento a governare con la responsabilità che la difficoltà del momento esige».

Anche la premier, in un videomessaggio di auguri, si rivolge agli italiani: «Il Governo farà la sua parte in quest'anno, ma vorrei che ci credeste con noi, con me, nella possibilità di risollevare questa nazione, di rimetterla in piedi. Di farla camminare velocemente, con entusiasmo perché noi possiamo fare molto di più - scandisce Dobbiamo farlo insieme». «Dal Presidente Mattarella - chiosa la seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa arriva un messaggio di altissimo profilo che abbraccia non solo le emergenze nazionali ed internazionali e le sfide che ci aspettano a cui occorre saper rispondere, ma che dedica anche spazio al ricordo del Papa Emerito Benedetto XVI e al dovere di mantenere come guida e bussola la Costituzione repubblicana nel suo 75esimo anniversario». 

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